Stretta UE su tasse e soldi pubblici: cosa rischia l’Italia

La Commissione UE pronta a vagliare le modifiche al piano di riforme concordato con l'Italia, che interesserà in particolare tasse e conti pubblici

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

La Commissione UE ha dichiarato di essere pronta a prendere in considerazione un piano di riforme concordato con l’Italia, con un intervento che coinvolgerà soprattutto tasse e conti pubblici, purché qualsiasi nuova proposta venga presentata il prima possibile dal governo di Roma. Essere celeri e efficienti nella replica, in questo caso, è molto importante per l’Italia, poiché da questo dipenderà la garanzia dei fondi promessi per la ripresa dalla pandemia.

La raccomandazione UE per l’Italia

L’Italia è il maggior beneficiario del Recovery Fund Ue, ma raggiungere gli obiettivi concordati con Bruxelles è una delle principali sfide per il governo di destra del premier Giorgia Meloni, insediatosi lo scorso ottobre.

“L’attuazione del piano di ripresa e resilienza dell’Italia è in corso, ma con un crescente rischio di ritardi”, ha scritto la Commissione nella raccomandazione inviata all’Italia a metà maggio.

Di fatto, l’Italia al momento sta faticando a mantenere alcuni impegni politici presi, a partire dalle promesse fatte sulla riforma del sistema giudiziario e i tagli alla burocrazia, in cambio dei 200 miliardi di euro arrivati dal Recovery Fund dell’UE dopo l’emergenza Covid. Ora i rappresentanti del governo hanno fatto sapere in più occasioni di non poter completare le riforme pianificate entro il 2026, così come stabilito inizialmente. Pertanto sono iniziate le trattative con Bruxelles in cambio di maggiore flessibilità.

“Se sono necessarie modifiche a questo piano, dobbiamo discuterne e siamo pronti, in modo molto costruttivo e flessibile. Ma dobbiamo farlo il prima possibile”, ha dichiarato il commissario economico dell’UE Paolo Gentiloni. .

“Questo è il motivo per cui incoraggiamo a rafforzare la capacità amministrativa a livello centrale e locale per affrontare queste sfide imminenti”, ha aggiunto poi lo stesso.

Cosa rischia l’Italia

Le preoccupazioni di Bruxelles in merito ai ritardi nell’attuazione delle riforme da parte dell’Italia sono state inserite in un rapporto ufficiale con il quale l’UE ribadiva anche come l’Italia, che è terza economia più grande dell’Unione e una delle più indebitate, è il principale beneficiario del pacchetto europeo di aiuti Covid.

Circa 68,9 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti sono stati stanziati per l’Italia come parte del più grande pacchetto di incentivi mai realizzato in Europa, noto come NextGenerationEU. In cambio, l’Italia ha concordato un calendario per l’attuazione di precise riforme, politiche ed economiche, alcune delle quali lontane dalle promesse fino ad ora fatte dal governo Meloni ai suoi elettori. Ma vanno fatte.

La Commissione europea, comunque, ha invitato l’Italia ad agire rapidamente per affrontare eventuali problemi. Bruxelles ha già erogato 42 miliardi di euro ma, a marzo 2023, l’UE ha congelato un terzo pagamento programmato da 19 miliardi di euro, in attesa di chiarimenti sui piani dell’Italia.

Bruxelles vuole che i soldi vengano spesi per progetti che promuovono la transizione dell’Europa verso un’economia più verde e digitale e un miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti. Alcuni dei progetti per i quali l’Italia intende utilizzare i soldi del PNRR, però, hanno destato perplessità, a partire dalla discussa ristrutturazione dello stadio di calcio a Firenze.

La posta in gioco, quindi, è alta, e dai prossimi impegni e step dipendono i fondi della ripresa.