Salvini-Giorgetti, tregua armata. Ma ora ci sono due Leghe

Il Consiglio Federale della Lega conferma la fiducia a Matteo Salvini. E' tregua fra le due anime del Carroccio, almeno fino alla prossima intervista di Giorgetti, che ha con sé il fronte dei Governatori.

Il Consiglio Federale della Lega conferma la fiducia a Matteo Salvini dopo la riunione andata in scena giovedì. Una riunione sulla linea politica del partito, diviso fra le tentazioni sovraniste e filo no-vax del segretario e la volontà di posizionamento europeista nel Ppe del ‘governista’ Giancarlo Giorgetti.

La riunione

Il Consiglio federale parte alle 18.30 per allungarsi nella notte. Ma non è la resa dei conti annunciata tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, dopo giorni di tensioni. “Io ascolto tutti e poi decido, come sempre”, dice il segretario, entrando alla Camera. La prima ora se la prende per il suo intervento, ribadendo agenda e priorità del partito, dal taglio delle tasse, sui cui deve essere la Lega a farsi carico nella manovra (“nove miliardi per regalare redditi di cittadinanza a furbi ed evasori non è rispettoso per chi fatica e lavora, interverremo in Aula per dirottare sul taglio delle tasse una parte di quei miliardi”). Poi la linea europea che il segretario dice ormai chiara, è la linea ‘sovranista’, con buona pace del suo vice Giorgetti: “Il Ppe non è mai stato così debole, è impensabile entrare nel partito popolare anche perché è subalterno alla sinistra. E noi siamo alternativi alla sinistra”.

Il resto del meeting, vedrà interventi in ordine sparso, tra cui quello di Giancarlo Giorgetti. Mentre il ministro parla, fonti Lega si affrettano a far saper che “tutti coloro che stanno intervenendo, a partire da Giorgetti, ribadiscono totale fiducia nell’attività, nella visione e nella strategia del segretario Salvini”. Unanimità confermata da tanti dei presenti. “Il clima è disteso”, spiega uno dei partecipanti via zoom all’AdnKronos. Nessuno si vuole intestare fratture profonde, tanto meno lo stesso Giorgetti. Il clima è disteso, ma si capisce che è una tregua armata.

La seduta fila via liscia, alla Camera Salvini ascolta uno ad uno i suoi federali: mentre l’incontro si prolunga fino a tardi, filtrano le parole del segretario. Il leader conferma la conferenza programmatica di dicembre che servirà “per sancire, aggiornare e decidere i binari su cui viaggiamo”. Si rallegra poi “per il lavoro pancia a terra sui referendum sulla Giustizia”. “Procediamo con l’unità del centrodestra, la Lega vanta più di 100mila iscritti e più di 800 sindaci”. Poi l’assicurazione finale: “La visione della Lega è vincente, ne sono convinto”. Nessuno si discosta. Il segretario può rivendicare la leadership senza incontrare ostacoli. Alle 23 finisce la riunione il consiglio federale “vota all’unanimità la condivisione della linea politica, affidando mandato pieno al segretario Salvini sulla via della Lega nazionale”.

La ‘galassia’ Giorgetti

Una galassia variegata, con sensibilità e interessi diversi, con l’occhio puntato sul nord del Paese, sulla ex Padania. Nel giro dei leghisti che guardano con simpatia a Giancarlo Giorgetti trovano posto solo pochi dirigenti del partito – tutti nominati da Salvini e di fede ortodossa – mentre resta forte l’appeal tra gli amministratori locali. Tra i parlamentari più in linea con il ministro per lo sviluppo Economico si fa il nome della cremonese Silvana Comaroli. E ancora Matteo Bianchi, deputato che è uscito sconfitto dal voto per Varese e i colleghi Dario Galli, già viceministro economico, e Cristian Invernizzi.

Eletti alla Camera nel 2018 e vicini a Giorgetti vengono considerati anche Guido Guidesi, commercialista di Codogno, ora assessore allo Sviluppo economico in Lombardia e Massimo Garavaglia, attuale ministro per il Turismo. Tra i ministri leghisti, anche la veneta Erika Stefani non ha mai nascosto di trovarsi a suo agio nel governo Draghi. Restando agli uomini di governo, anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni è considerato vicino a Giorgetti.

Sponde sicure per il governista Giorgetti sono però gli amministratori locali, a partire dai governatori Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga, attenti alle mosse dell’esecutivo (e dei suoi ministri), consapevoli delle immediate conseguenze sull’andamento economico delle regioni a guida leghista. Dalla parte del ministro di Cazzago Brabbia l’ex sottosegretario al ministero dell’Economia Massimo Bitonci. Anche Raffaele Volpi, ex numero uno del Copasir, ha buoni rapporti con Giorgetti. Guardando a Strasburgo tra gli eurodeputati della Lega i nomi accostati a quello del vicesegretario della Lega sono quelli di Cinzia Bonfrisco e Gianna Gancia, da sempre in linea con il credo moderato europeo di cui Giorgetti è il principale interprete in Lega.

Maroni: “Salvini ascolta solo i suoi yes men”

“Salvini dà troppo poco ascolto a quelli che non la pensano come lui. Ascolta solo gli yes man di cui si circonda. Sono convinto che su questo terreno si possa recuperare. A patto che Salvini si rimetta ad ascoltare le sezioni, gli imprenditori, la gente. E quelli come Giorgetti che lo criticano, ma sanno fare politica”. Lo dice a ‘la Repubblica’ l’ex segretario federale della Lega Roberto Maroni.

In collaborazione con Adnkronos