Quirinale, Salvini affonda Berlusconi. Addio sogni di gloria
Quirinale, Salvini affonda Berlusconi. Addio sogni di gloria
Il leader della Lega si "smarca" dalla candidatura dell'ex presidente del Consiglio lavorando su alternative condivise. Da Arcore filtra rabbia, ma si prosegue con l'operazione 'scoiattolo'.
18 Gennaio 2022
Silvio Berlusconi non ha ancora ufficialmente scolto la riserva sulla propria candidatura al Quirinale che la stessa è sul punto di essere affossata dagli alleati. Per i quali, la Lega di Salvini in particolare, la tenuta del governo con relativa possibilità di incidere sulla prossima legge elettorale è più importante del sostegno allo storico alleato. Il quale, dopo aver spronato Salvini e Meloni ad aiutarlo a trovare i voti invece che chiedergliene conto, rischia ora di trovarsi col cerino in mano. Le parole di Salvini (“La prossima settimana farò una proposta che credo possa essere convincente per tanti se non per tutti”) rischiano infatti di essere la pietra tombale sui sogni presidenziali di Berlusconi.
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Il vertice
Qualche tensione si era già registrata nel vertice del centrodestra di venerdì, che avrebbe dovuto sciogliere la riserva sulla candidatura. Riserva che non è stata sciolta, perché l'obiettivo di Berlusconi è di non bruciarsi nelle prime tre votazioni, bensì entrare il gioco dalla quarta senza 'bruciarsi'. Di qui la frenata sull'ufficializzazione, che invece Salvini e Meloni avrebbero voluto subito. "Deve sciogliere le riserve entro lunedì" - aveva detto Salvini, mentre Berlusconi rimproverava gli alleati: "Aiutatemi a trovare i voti invece di chiedermi conto di quanti sono". Posizioni difficilmente armonizzabili.
Salvini rilancia
Un effetto ancora più dirompente hanno avuto le parole di lunedì del leghista, che virano su una soluzione nel campo del centrodestra ma che sia condivisa anche dall'altro schieramento, come non accade sul nome di Berlusconi. "La prossima settimana farò una proposta che credo possa essere convincente per tanti se non per tutti" - ha detto Salvini rilanciando sui nomi di Letizia Moratti e Marcello Pera (o, a sorpresa, Gianni Letta). Parole che hanno creato il panico in Forza Italia. "È la fine della candidatura", reagisce a caldo un dirigente su una chat secondo quanto riporta La Stampa.
Anche Sgarbi getta la spugna
Nelle ultime settimane Vittorio Sgarbi si è ritagliato un ruolo da segretario particolare di Berlusconi, prendendosi l'impegno di contattare singolarmente i parlamentari da 'tentare' per il voto sul Quirinale. Anche lui sembra però scoraggiato: "Il centrodestra parte da 450 voti - ragiona Sgarbi in una intervista con Antonio Bravetti de La Stampa - ne servono 505. Allo stato attuale dobbiamo contare la defezione di 10 o 20 per malattia, 10 o 20 perché sono No Vax e non possono raggiungere Roma, altri 20 franchi tiratori. Insomma, Berlusconi parte da 390 voti. Ha bisogno di più di cento voti e dove li trova? Non ci sono. Io posso fare una ricerca sul piano della speranza, ma la situazione è complicata. Sono convinto che è sul punto di cedere".
Il ruolo del 'king maker'
Oltre alla tenuta del governo ed alla prossima legge elettorale, un peso specifico lo ha la volontà di essere il 'king maker' dell'elezione, cosa che regala una certa visibilità politica. E' infatti ciò che sta tentando di fare Renzi - i cui nomi da mettere sul tavolo sono probabilmente quelli di Pierferdinando Casini e/o Giuliano Amato - ed è il ruolo cui ambisce anche Salvini. E allo stesso tempo, in caso di mancata elezione, anche Berlusconi vorrebbe tenersi il ruolo di decisore come piano B. In quel caso, Berlusconi vorrebbe quanto meno intestarsi il bis di Mattarella al Colle e la permanenza di Draghi a palazzo Chigi.
Salvini e la 'trattativa' con Draghi
Ma nel centrodestra si paventa anche un altro scenario; e cioè quello per cui Salvini, in vista di un 'governo dei segretari' già sdoganato da Pd e IV con Mario Draghi al Quirinale. In quel caso, si sussurra, Salvini darebbe i voti all'attuale presidente del Consiglio in cambio del Ministero dell'Interno per sè.,
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