Quanto è costato il Superbonus allo Stato

Superbonus, è stato un buon investimento? E quanto è costato alle Casse dello stato italiano? Il report della Fondazione Nazionale dei Commercialisti

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Probabilmente il Superbonus è stato uno degli argomenti più discussi degli ultimi due anni e, anche per questo motivo, dalla sua approvazione a oggi molti si sono chiesti per esempio quanto sia effettivamente costato allo Stato italiano, ma soprattutto: sarà stato un buon investimento?

Alcuni dati interessati, a tal proposito, sono stati resi noti recentemente della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti.

Gli effetti macroeconomici del Superbonus

Gli aspetti su cui il report della Fondazione Nazionale di Ricerca dei Commercialisti si è soffermato riguardano per lo più gli effetti macroeconomici del Superbonus, comprese le conseguenze che l’agevolazione ha avuto sulle finanze pubbliche.

Il documento, aggiornando la ricerca del 2022 “L’impatto economico del Superbonus 110% e il costo effettivo per lo Stato dei bonus edilizi”, presenta una stima, al 31 dicembre 2022, dell’impatto macroeconomico e di finanza pubblica del Superbonus 110% e degli altri bonus edilizi a seguito del d.l. 34/2020 che ha introdotto la cessione del credito o lo sconto in fattura generalizzati, salvo poi abolirli con il d.l. 11/2023.

Quello che è emerso, a tal proposito, è che nonostante l’eccessiva frammentarietà dei dati attualmente disponibili, il modello teorico CNDCEC-FNC stima un impatto molto positivo del Superbonus 110% sugli investimenti in edilizia e, quindi, sul Pil, oltre che sull’occupazione.

L’analisi, è stato spiegato dalla Fondazione dei Commercialisti, non vuole far altro che dimostrare come – se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale – i bonus edilizi, e in particolare il Superbonus, hanno una elevata capacità di attivazione economica, con importanti ricadute in termini ambientali, occupazionali e di valore aggiunto che vanno di conseguenza a impattare positivamente anche sulla finanza pubblica.

Quanto è costato il Superbonus allo Stato

Secondo il report della Fondazione Commercialisti, dall’emanazione del d.l. 34/2020 e fino al 31 dicembre 2022, i dati dell’Agenzia delle Entrate disponibili segnalano un ammontare totale di crediti d’imposta ceduti pari a 110 miliardi di euro (sia da Superbonus che da bonus ordinari).

Sulla base di tali dati, si stima una spesa indotta dal Superbonus per gli anni 2021 e 2022, cioè investimenti aggiuntivi nel settore costruzioni e, per il sistema delle interconnessioni settoriali, in tutti gli altri settori dell’economia, pari a 96 miliardi di euro. A tale spesa indotta corrisponde un costo lordo per lo Stato, rappresentato dalle detrazioni fiscali maturate in aggiunta a quelle ordinarie, pari a poco più di 97 miliardi di euro.

Di conseguenza, anche se in un orizzonte temporale più ampio corrispondente a circa un quinquennio, l’analisi riporta un incremento di Pil di quasi 91 miliardi di euro e di gettito fiscale di circa 37 miliardi di euro. Pertanto, a regime, il costo netto per lo Stato del Superbonus è stimato pari a 60 miliardi di euro e, quindi, nettamente inferiore all’incremento del Pil.

In pratica, secondo il modello elaborato e presentato dalla Fondazione, il moltiplicatore sul Pil della spesa aggiuntiva indotta dal Superbonus è pari a 0,95, mentre l’effetto di retroazione fiscale, cioè l’incremento di gettito rispetto all’incremento di spesa pubblica, è pari al 38%.

La conclusione a cui arriva il documento di ricerca, quindi, è che se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus sulle finanze pubbliche è addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato comunque a debito, cioè facendo deficit, sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/Pil.

Gli effetti su occupazione ed edilizia

I dati Istat di contabilità nazionale relativi al biennio 2021-2022, mostrano che il valore aggiunto nel settore costruzioni, grazie ai bonus edilizi come il Superbonus, si è incrementato di 36 miliardi di euro, rispetto all’anno base 2020, a fronte di un incremento del valore aggiunto totale di 311 miliardi di euro, mentre la spesa per investimenti nell’edilizia residenziale si è incrementata di 61 miliardi circa (52,5 miliardi se viene posto ad anno base del confronto il 2019 anziché il 2020).

Inoltre, anche i dati Istat sul mercato del lavoro mostrano, nel triennio 2020-2022, sempre in termini cumulati, un incremento di occupazione di 353 mila unità nel settore delle costruzioni rispetto al calo generale di un milione e 289 mila occupati.

Quindi, si legge nel report Fondazione Commercialisti: “Considerando che gli effetti induttivi degli investimenti in edilizia della spesa agevolata dal Superbonus hanno una valenza intersettoriale, oltre che intertemporale, tale per cui, oltre all’effetto diretto nel settore costruzioni, si genera anche un effetto indiretto negli altri settori dell’economia in base alle relazioni input-output, i dati Istat appena richiamati mostrano l’elevata capacità delle spese agevolate in edilizia di produrre effetti positivi sul Pil, sull’occupazione e sul bilancio pubblico”.

Pertanto, si conclude che: “Sebbene non si possa dire che le agevolazioni in edilizia si ripaghino totalmente, si può certamente asserire che tali agevolazioni hanno una elevata capacità di attivazione economica e fiscale con importanti ricadute in termini ambientali e occupazionali e, alla luce di quanto sopra evidenziato, anche sui fondamentali di finanza pubblica”.

Seppur rimane impossibile riferire l’intera cifra degli investimenti in edilizia residenziale alla spesa agevolata dal Superbonus, è abbastanza plausibile che la gran parte dell’incremento registrato nel biennio 2021-2022 sia costituito da spesa agevolata dal Superbonus o, comunque, da spesa riconducibile al credito d’imposta derivante dei bonus edilizi.

Inoltre, sempre per restare sui dati reali, dai dati di contabilità nazionale dell’Istat emerge che le unità di lavoro totali impiegate nell’intera economia, dopo essere crollate di 2 milioni e 686 (-11,1%) mila unità nel 2020, sono aumentate di 1 milione e 622 mila unità (+7,6%) nel 2021 e di ulteriori 804 mila unità (+3,5%) nel 2022. Nel settore dell’edilizia, invece, il crollo del 2020 è stato più contenuto (- 9,7%), mentre l’incremento 2021 (+19,2%) e 2022 (+7,6%) è stato molto più ampio.

Se, invece, spostiamo l’attenzione dalle unità di lavoro agli occupati, vediamo che, mentre per il totale dell’economia nel triennio 2020-2022 in termini cumulati rispetto al 2019 si è verificata una perdita di 907 mila posti di lavoro, nel settore dell’edilizia si è registrato un incremento, calcolato sempre in termini cumulati, di 373 mila posti di lavoro. Se, invece, guardiamo i dati Istat sul mercato del lavoro, nel triennio 2020-2022, la variazione cumulata degli occupati, rispetto al valore base del 2019, è pari a -1 milione e 289 mila unità a livello totale e a +353 mila unità per il settore costruzioni. Dati questi che, come sottolineano gli esperti, fanno emergere con estrema chiarezza un impatto molto significativo del Superbonus anche sull’occupazione nel settore edile.