Da un lato il pressing dell’Europa sulla vicenda del debito rispetto alla quale la prossima, delicata deadline è fissata per il prossimo mercoledì quando la Commissione Europea potrebbe decidere di aprire la procedura d’infrazione, dall’altro le tensione tra Lega e CinqueStelle che non sembra diminuire. Anzi. Risultato? Il terreno sul quale poggia l’esecutivo è sempre più a rischio.
A indicare lo stato dei rapporti tra Cinquestelle e Lega arrivano anche le parole pronunciate da Matteo Salvini al termine delle celebrazioni per la Festa della Repubblica: “Se mi danno una mano a fare le cose vado avanti come un treno, se qualcuno ha voglia di litigare torniamo da voi e mi dite cosa fare, perché non abbiamo tempo da perdere”. Insomma, il ministro dell’Interno evoca senza troppi giri di parole il ritorno alle urne. Una possibilità piuttosto concreta nelle ultime ore, a detta anche di parecchi esperti.
Persino la sfilata del 2 giugno diventa il palcoscenico di un nuovo capitolo dello scontro tra i due alleati di Governo. Fico, prima dell’inizio della cerimonia, aveva dedicato la Festa anche “ai migranti che si trovano nel nostro territorio, ai rom e ai sinti”.
A parata non ancora conclusa arriva il tweet al veleno del leader del Carroccio che ha come bersaglio proprio il presidente della Camera: “Io – scrive il titolare del Viminale – dedico la Festa della Repubblica all’Italia e agli Italiani”.
Inutile nasconderlo, il Capo dello Stato Mattarella è preoccupato.
LEGA E CINQUESTELLE AI TITOLO DI CODA? – L’interrogativo che serpeggia dalle parti del Colle con sempre maggior insistenza è quanto ancora potrà andare avanti il “matrimonio” tra Lega e CinqueStelle, uniti – in teoria – dallo sbandierato Contratto, ma divisi di fatto – in pratica – da visioni opposte su più argomenti.
La “missione” del Quirinale è approvare la manovra facendo affidamento su un Governo compatto, per salvare i conti pubblici ed evitare l’esercizio provvisorio, mantenendo un rapporto civile con l’Unione europea.
Si fanno sempre più strada due scenari: o si vota a settembre, nella seconda metà del mese con lo scioglimento delle Camere già nella seconda metà di luglio e a quel punto sarebbe poi cura del nuovo governo varare una finanziaria che si annuncia durissima. Oppure, “incrociare le dita” sperando che l’esecutivo regga, seppur in mezzo a mille difficoltà, affidando al Governo Lega-Cinquestelle la manovra come atto finale. Se passasse questa linea, le elezioni si terrebbero a febbraio 2020.