Case green, primo si dell’Europarlamento: cosa accade ora

In commissione 49 i voti favorevoli, 18 i contrari e 6 gli astenuti alla proposta messa al voto a Strasburgo

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Redazione

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La commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici. Sono stati 49 i voti favorevoli, 18 i contrari e 6 gli astenuti. La proposta, approvata senza modifiche rispetto al compromesso definito nei giorni scorsi, dovrebbe ora approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo. L’obiettivo delle nuove norme sarà ridurre sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo finale di energia nel settore edile dell’UE entro il 2030 e renderlo climaticamente neutro entro il 2050.

La norma

In base al testo approvato in commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033. Il verde Ciaran Cuffe, relatore per l’Europarlamento, ha già assicurato che “Bruxelles non dirà agli Stati membri cosa fare”. Gli emendamenti, ha aggiunto, “lasciano ampia flessibilità”. Una flessibilità resa necessaria anche perché i patrimoni immobiliari dei 27 Paesi interessati dalla direttiva hanno enormi differenze, anche per ragioni di latitudine e di storia. Per non parlare della stessa definizione di “classe D” che non è ancora univoca su tutta l’Unione.

La situazione in Italia

Il presidente Enea, Gilberto Dialuce, ha spiegato che le abitazioni in classe inferiore alla D sono circa il 74% (34% G, 23,8% F, 15,9% E); anche se sono numeri solo indicativi, perché la direttiva prevede una riclassificazione degli immobili, con il 15% del patrimonio più energivoro che andrà in classe G. “Il voto al Parlamento europeo, in Commissione industria, sulla proposta di direttiva che obbliga a fare interventi di efficientamento energetico sugli immobili è andato come era previsto, cioè con il sì al testo. Il Governo Meloni, però, può ancora intervenire per scongiurare gli effetti disastrosi che l’approvazione definitiva di questo provvedimento avrebbe per l’Italia. Ci aspettiamo che lo faccia, in coerenza con le dichiarazioni rilasciate nell’ultimo mese dai maggiori esponenti dei tre partiti della coalizione (oltre che da autorevoli rappresentanti di Italia Viva-Azione)”, ha commentato in una nota Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia.

La posizione del governo

“La realtà italiana sulle abitazioni ha caratteristiche che la differenziano da altri. Per esempio sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Noi pensiamo che la differenziazione tra Paese e Paese debba portare a una valutazione più graduale”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in un’intervista a Radio Anch’io. “La direttiva non andava bene all’origine, c’è stata una lunga trattativa che ha portato a una serie di raccomandazioni”, ha aggiunto.