Passo indietro su web tax estesa, evitato il fallimento di Pmi e startup

Il governo ferma l’estensione della web tax alle Pmi, proteggendo le startup italiane da una misura che avrebbe messo a rischio migliaia di posti di lavoro e inibito la crescita

Pubblicato: 10 Dicembre 2024 18:38

Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Il governo Meloni ha deciso di fare un passo indietro sull’estensione della web tax alle piccole e medie imprese (Pmi) nell’ambito dell’esame della Manovra 2025. La Commissione bilancio della Camera ha accantonato la proposta avanzata dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), che prevedeva l’eliminazione delle soglie di fatturato per l’imposizione della tassa. La decisione è stata presa dopo le proteste di associazioni di categoria e con il supporto di Forza Italia, che ha evitato una misura che avrebbe gravemente penalizzato le Pmi, le startup e le imprese del settore digitale.

Confimprenditori ha accolto con favore la scelta, commentando come questa rappresenti “un segnale positivo per le imprese italiane, già alle prese con difficoltà economiche”. L’intervento, secondo le stime, avrebbe evitato il fallimento e l’aumento delle difficoltà per migliaia di aziende italiane.

Arriva lo stop alla web tax: la decisione e perché

Durante l’esame della Manovra 2025, la Commissione bilancio della Camera ha deciso di fare un passo indietro sulla proposta di estendere la web tax alle piccole e medie imprese italiane (Pmi). La misura, che prevedeva l’eliminazione delle soglie di fatturato per l’applicazione della tassa, è stata accantonata dopo le forti pressioni provenienti dal mondo imprenditoriale. L’idea iniziale del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) era di ampliare la platea dei soggetti passivi della web tax, imponendo il pagamento a tutte le imprese del settore digitale, indipendentemente dal fatturato. Se la proposta fosse stata approvata, migliaia di Pmi e startup italiane, che operano nel settore digitale ma non raggiungono i limiti di fatturato previsti dalla normativa attuale, si sarebbero trovate a dover far fronte a un’imposizione fiscale aggiuntiva.

L’intervento di Forza Italia, in particolare del presidente Maurizio Gasparri, è stato determinante per fermare questa estensione della web tax, risparmiando così le Pmi da un onere che avrebbe messo in difficoltà le realtà più piccole. Lo dice Confimprenditori, che ha accolto con favore la decisione, sottolineando come questa rappresenti un segnale di attenzione verso un settore che sta già affrontando enormi sfide. La proposta del Mef, secondo lo studio condotto da Confimprenditori, avrebbe avuto gravi conseguenze per l’ecosistema imprenditoriale, riducendo la capacità di innovare, competere o restare aperti.

La soddisfazione del settore: evitata la crisi

Il mondo delle piccole e medie imprese, delle startup e dell’editoria digitale ha accolto con grande soddisfazione la decisione di fermare l’estensione della web tax. Stefano Ruvolo, presidente di Confimprenditori, ha dichiarato che la decisione è un segnale positivo per tutte le piccole imprese italiane che, senza questa modifica, sarebbero state penalizzate da una tassa aggiuntiva che avrebbe ostacolato la loro crescita.

La misura, se fosse stata attuata, avrebbe esposto molte Pmi e startup a rischi considerevoli, con il rischio di dover ridurre o fermare le proprie attività, soprattutto in un contesto economico già difficile. Le preoccupazioni delle associazioni di categoria, come Netcomm e Fieg, erano chiare: l’estensione della web tax avrebbe creato una “duplice tassazione” per le imprese italiane, penalizzandole ulteriormente rispetto ai colossi globali del web, che beneficiano di giurisdizioni fiscali più favorevoli. Le Pmi infatti si erano preparate a uno sciopero, che infine non è stato necessario.

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