Rincari, vino italiano a rischio: il nuovo allarme

C'è un nuovo pericolo per il vino Made in Italy, e la crisi potrebbe ripercuotersi sulle tasche degli italiani, con bottiglie sempre più care

Il settore vitivinicolo del nostro Paese, e quindi il vino stesso, eccellenza del Made in Italy da milioni di euro, stanno affrontando una nuova minaccia che rischia di mettere in difficoltà i produttori e far aumentare i prezzi anche per i consumatori. A lanciare l’allarme, attraverso l’Agi, sono le più importanti associazioni come la Federvini, l’Unione italiana vini e l’Alleanza cooperative. Che lamentano una situazione particolarmente difficile a causa dei rincari dell’energia che si sommeranno a una crisi logistica, con gravi ripercussioni sulla competitività delle aziende italiane.

Allarme vetro per il vino prodotto in Italia: cosa sta succedendo

L’allarme questa volta riguarda il vetro, che sta vedendo forniture a rischio e prezzi in crescita a causa della crisi globale e dell’aumento spropositato dei costi energetici, oltre che dalla dipendenza di prodotto finito dall’estero. Il 2022 non si prospetta un anno facile per il vino italiano.

L’industria del vetro ha dovuto fronteggiare, con un aumento delle esportazioni, la forte richiesta di bottiglie di vino, con il mercato di prodotti vitivinicoli che è cresciuto progressivamente tra il 2016 e il 2021, e dall’altro ha dovuto fronteggiare gli aumenti dei costi energetici e dei gas necessario per i forni, modificando i prezzi.

Entro il 2024 la catena di approvvigionamento sarà rafforzata con 5 nuovi forni di fusione e investimenti per 400 milioni di euro, secondo quanto riporta Assovetro, che garantiranno un incremento di 500 mila tonnellate annue di packaging in vetro. Un aumento del 12% rispetto ai volumi attuali, che faranno rientrare la crisi di questo periodo. Ma è ora necessario mettere in campo misure a sostegno dei prodotti Made in Italy.

Tutti i numeri del settore vitivinicolo e di quello del vetro in Italia

Il settore vitivinicolo, con il 45% delle quote a volume, è il principale vettore del segmento industriale del vetro cavo, per un giro di affari di 2,4 miliardi di euro. Spinto principalmente dalla voce spumanti. Gli aumenti di prezzo del vetro oggi potrebbero essere distribuiti su tutta la filiera, arrivando fino al consumatore finale.

E propio Assovetro chiede un confronto, visto che il vino è il “fiore all’occhiello dell’agroalimentare” e ha ricopre un ruolo fondamentale nel primato dell’Italia nella produzione di vetro cavo.

Il presidente dell’associazione Marco Ravasi ha spiegato al settimanale Tre Bicchieri che il Governo dovrebbe fare uno “sforzo ulteriore” per difendere il settore. E aprire un tavolo con le federazioni del settore del vino, la grande distribuzione e l’industria del vetro al fine di evitare altri rincari che peseranno sui cittadini.

I numeri del vetro in Italia sono enormi. Sono coinvolte 14 aziende, con 39 stabilimenti, di cui 27 al Nord, 7 al Centro e 5 al Sud. Danno lavoro a 7.800 dipendenti. Le previsioni mostrano un trend in crescita con la creazione di almeno 500 posti di lavoro con l’apertura dei nuovi forni di fusione. Ma questa grande macchina non basta a coprire il fabbisogno del Paese.

Sono tanti i produttori del settore alimentare e delle bevande che si rivolgono all’estero, importando circa un milione di tonnellate di vetro da Turchia, Portogallo, Ucraina e Russia. Ma con questi ultimi due Paesi fermi a causa della sanguinosa guerra a Est, le bottiglie iniziano a scarseggiare.

Proprio il conflitto tra Ucraina e Russia sta facendo rischiare importanti perdite al settore del vino italiano, come spiegato qui. A proposito di vino, qua trovate il miglior bianco d’Italia e qui le migliori bottiglie di ogni regione.