L’Italia sta attraversando una crisi idrica senza precedenti nella storia del nostro Paese: manca l’acqua in moltissimi fiumi del Nord e del Centro e centinaia di aziende non riescono a portare avanti le proprie attività lavorative a causa dei terreni sempre più secchi, specialmente per chi opera in determinati settori quali l’agroalimentare, la coltivazione e l’allevamento.
E così torna ad aggirare lo spettro di un nuovo stato di emergenza, dopo quello più volte reiterato nel corso dei mesi a causa dell’emergenza pandemica da Covid-19. Questa volta non si tratterebbe di un provvedimento nazionale che colpirebbe tutti indistintamente, ma di uno strumento ad hoc per le regioni che più stanno soffrendo l’emergenza siccità. Come ha spiegato nelle ultime ore Fabrizio Curcio (capo della Protezione civile) si tratterebbe della Lombardia, del Piemonte, dell’Emilia Romagna e dell’Umbria, con forti probabilità di includere anche il Veneto e il Lazio.
Emergenza siccità e crisi idrica: il rischio dello stop all’uso di acqua nelle ore notturne
Alcuni dei primi interventi potrebbero arrivare già nel decreto aiuti-bis che sarà pronto entro la prossima settimana. Due sono i fronti. Il primo è la garanzia dell’irrigazione e dell’idropotabile. Ovvero l’acqua che arriva nei rubinetti e quella per l’agricoltura. Dall’altra mettere in cantiere una serie di iniziative strutturali che risolvano il problema dell’approvvigionamento. Tra i provvedimenti al vaglio, il più probabile è il razionamento dell’acqua con uno stop nelle ore notturne.
I cittadini avrebbero il divieto – ma si pensa che possa essere varata una vera e propria sospensione – di utilizzare l’acqua da mezzanotte alle 6 del mattino oppure addirittura a partire dalle ore 22. In gioco c’è anche la possibilità di fermare le fontane, ma anche le piscine e tutte le risorse idriche non strettamente necessarie. Così come potrebbe arrivare lo stop totale all’industria idroelettrica (ne sono già state chiuse sette in tutta Italia).
Caldo intenso e mancanza d’acqua: la questione delle autobotti e i fondi per gli indennizzi
Con lo stato d’emergenza arriverebbero però anche nuove risorse speciali destinate agli enti locali. Come quelle per il trasporto dell’acqua nelle autobotti. Ci sono poi da varare i risarcimenti per i danni causati da questa situazione senza precedenti: fondi che si attestano sul valore di diversi miliardi di euro. Gli indennizzi dovrebbero scattare quando chi ha subito uno stop lavorativo o un danneggiamento ai propri prodotti potrà dimostrare un danno pari o superiore al 30 per cento del fatturato della propria azienda.
Intanto il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli ha auspicato un percorso che vada verso l’obbligo assicurativo per il settore agricolo, anche perché, secondo le prime stime delle associazioni di categoria (Confagricoltura e Coldiretti tra tutte), le perdite economiche saranno ingenti e finiranno inevitabilmente per riflettersi sui prezzi che verranno esposti sugli scaffali dei supermercati.
Nel medio-lungo periodo si lavorerà invece a interventi mirati per risolvere la carestia strutturale, che accompagna determinate aree del Paese durante tutti i mesi dell’anno. Si pensa soprattutto ad una rete capillare di invasi per raccogliere l’acqua piovana: infrastrutture che – stando alle indiscrezioni trapelate da Palazzo Chigi in queste ore – potrebbero essere realizzate grazie ai fondi del Pnrr.