Oltre alla quotidianità di migliaia di lavoratori, l’aumento del prezzo del petrolio rischia di rovinare anche l’estate di grandi masse di turisti. I rincari dei carburanti pesano infatti anche sulle tasche delle compagnie di trasporto marittimo, che per rifornire le proprie navi spendono il 30% in più rispetto a prima (qui abbiamo parlato della stangata su benzina e gasolio che allarma gli italiani).
La prima conseguenza nefasta per i passeggeri è l’aumento del costo dei biglietti dei traghetti, soprattutto per le tratte più gettonate in Sardegna e Sicilia. E per di più mette a nudo una transizione energetica che fatica a farsi strada nel settore.
Vacanze salate: l’allarme degli armatori
Il primo campanello d’allarme sulla questione traghetti è arrivato da Assarmatori. Prendendo a esempio il costo del carburante per un viaggio andata e ritorno tra Genova e Olbia, si registra un aumento di 50mila euro. È il 30% in più di quanto la compagnia spende abitualmente. Quella dalla Liguria alla Sardegna non è però l’unica tratta a rischio.
Secondo il presidente di Assarmatori, Stefano Messina, le compagnie spenderanno 38mila euro in più per la Napoli-Palermo-Napoli e 27.300 euro in più per la Civitavecchia-Olbia-Civitavecchia. Una situazione che impone alle società di trasporto marittimo un’unica strada: l’aumento delle tariffe di viaggio.
Traghetti e tariffe: quanto costa andare in Sardegna e Sicilia
Bisogna sottolineare che il caro traghetti non va a colpire soltanto i vacanzieri, ma anche e soprattutto chi sulle isole ci vive. Non solo: l’aumento dei costi influirebbe anche sui beni che vengono trasportati via mare, inclusi quelli di prima necessità.
Ed è proprio nell’ambito del trasporto di merce che si sono registrati i primi effetti del caro carburante, con l’adeguamento delle tariffe dei mezzi pesanti caricati sulle navi. Sulla Genova-Porto Torres, ad esempio, l’aumento per ogni semirimorchio caricato è pari a 50 euro. Su altre tratte l’extracosto è calcolato per metro lineare (lunghezza utilizzata per misurare i mezzi caricati): fra i 6 e gli 8 euro aggiuntivi sulla Napoli-Palermo, sui 15 euro in più sulla Genova-Palermo e sui 20 euro in più sulla Genova-Malta (qui abbiamo spiegato quanto pesano IVA e accise sui carburanti).
Al momento non è ancora possibile quantificare con certezza l’eventuale aumento del prezzo dei biglietti di navi e traghetti. Ciò che appare certo, però, è che senza un’inversione di tendenza le alternative degli armatori saranno due: sospendere i collegamenti con le isole o innalzare le tariffe per i viaggi verso Sardegna, Corsica, Sicilia, Elba e isole minori.
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Transizione energetica a rilento: quale carburante usano le navi
La questione del prezzo del petrolio ha riportato in auge un altro problema del trasporto via mare: una discreta “resistenza” alla transizione ecologica (qui abbiamo illustrato fino a quando benzina e diesel costeranno meno). Rallenta sempre più infatti la conversione delle navi verso fonti più pulite come gas naturale liquefatto, ammoniaca e idrogeno.
Al momento il 90% dei traghetti utilizza ancora il carburante tradizionale, il cosiddetto “bunker oil”, un olio combustibile denso totalmente in balia del mercato del brent. E la stangata è servita, visto che il prezzo del greggio al barile è stabile ormai sopra i 100 dollari, dopo essere più che raddoppiato nel giro di poche settimane.