Draghi punta tutto sulla scuola: i numeri inseriti nel Pnrr

Molto attesa la riforma con cui l’Esecutivo punta a rilanciare il mondo dell’istruzione. Dagli istituti tecnici al reclutamento insegnanti, tutte le novità

“Abbiamo scelto di cominciare con l’istruzione perché il piano dovrebbe disegnare l’Italia di domani”. Con queste parole il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha illustrato la volontà del Governo di destinare una parte importante delle risorse del Pnrr alla scuola.

Sull’onda dell’entusiasmo derivante dal premio Nobel per la fisica consegnato a Giorgio Parisi (qui i numeri del successo dello scienziato italiano), il Premier ha spiegato come “il professore ha ragione, il finanziamento della ricerca, quella di base in particolare, è stato inferiore di gran lunga a quello di altri paesi intorno a noi”.

Sta quindi nella volontà di colmare questo divario la scelta dell’Esecutivo di porre al centro del Recovery Fund il capitolo relativo all’istruzione. Ma questo è anche un settore nel quale le misure per gli stanziamenti sono già avanzate. E inoltre – cosa tutt’altro che scontata all’interno di una maggioranza così disomogenea – non ci sono disaccordi politici da colmare.

“Istruzione e ricerca sono determinanti per la crescita e l’economia – ha chiosato Draghi – ma anche per il benessere dei giovani che non devono andare a cercare e crearsi un destino fuori dall’Italia” (qui per vedere la conferenza stampa completa del capo del Governo).

Ricerca e università, tutti i progetti finanziati

Entro la fine del 2021 saranno stanziati 5 miliardi di euro per la ricerca applicata di filiera, mentre un altro miliardo sarà a disposizione nei primi mesi del 2022. Serviranno per finanziare massicci interventi che coinvolgono università, enti di ricerca e imprese. Queste le disposizioni più sostanziose che sono state oggetto della prima cabina di regia sul Pnrr.

Nello specifico, la titolare del Mur (Ministero dell’Università e della Ricerca) Maria Cristina Messa ha parlato di un investimento su 60 grandi progetti, “concentrando i fondi e la messa in pratica dei risultati in operazioni che abbiano la massa critica che l’innovazione richiede”.

Non saranno create nuove strutture o enti e i progetti saranno valutati in base alla qualità, alla sostenibilità e all’impatto dei risultati. Due i criteri prioritari che verranno seguiti: quattro posti su dieci dovranno essere riservati alle donne e verrà posta attenzione a colmare i divari territoriali.

Tra mense e asili nido, la palla passa ai Comuni

Un altro capitolo centrale sarà quello relativo alla costruzione di nuovi asili nido e scuole dell’infanzia. Ma verranno realizzate anche nuove mense, palestre e anche intere scuole 4.0. I bandi – come specificato dal ministro per l’Istruzione Patrizio Bianchi – saranno pronti entro il mese di novembre.

L’impiego totale toccherà quota 5 miliardi di euro e le risorse saranno così suddivise: 3 miliardi saranno destinati ai Comuni per l’apertura di nuovi istituti per l’infanzia e asili, 400 milioni verranno utilizzati per le mense, 300 per le palestre, 800 per la pianificazione di nuove scuole e i restanti 500 milioni per la sicurezza.

Inoltre, per ovviare ad una crescente difficoltà da parte degli enti locali a spendere materialmente i fondi, ci saranno ben 200 tecnici a disposizione per fare consulenza e monitorare l’adesione ai bandi.

Istituti tecnici e reclutamento insegnanti, le novità

Ma la riforma punta anche sul rinnovamento dell’istruzione tecnica e professionale. Un obiettivo collegato alla legge già approvata alla Camera per la trasformazione degli Its e delle Accademy, gli istituti tecnici superiori che dovrebbero costituire un percorso di specializzazione biennale alternativo alla laurea.

Infine vengono previste nuove norme per il reclutamento degli insegnanti, una delle note dolenti che da decenni accompagna il comparto scuola. Cambieranno le regole dei concorsi, che dovranno diventare più snelli. Mentre per la formazione iniziale e quella in servizio dei nuovi docenti è allo studio un cambiamento del percorso di studi che rafforzi i crediti di didattica da affrontare nell’iter universitario.