Lo scorso giovedì 14 ottobre, alle ore 22.05, l’aeroporto Mario Mameli di Cagliari ha visto il decollo del volo di addio di Alitalia, con destinazione Roma.
L’ultimo capitolo di una storia durata oltre 75 anni, precisamente dal 16 settembre 1946, data di fondazione di quella che rimarrà alla storia come una delle aziende più discusse nella storia dell’Italia repubblicana (qui quanto è costata Alitalia ad ognuno di noi).
Venerdì 15 ottobre Alitalia ha passato il testimone a Ita (Italia Trasporto Aereo), la nuova compagnia di bandiera di proprietà interamente statale, controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Un travaso tutt’altro che indolore, viste le continue trattative che i vertici della neonata società (il presidente Alfredo Altavilla e l’amministratore delegato Fabio Lazzerini) hanno condotto nelle ultime settimane con i sindacati e gli ex dipendenti.
Una situazione non ancora risolta, tra garanzie di assunzione non ancora esplicitate e le richieste di un nuovo regolamento aziendale da parte dei lavoratori (qui il caso della Sardegna, dove Alitalia non c’è più).
La partenza e i numeri della nuova compagnia
Nel frattempo il primo aereo Ita ha percorso la tratta Milano Linate-Bari alle ore 6.20 di venerdì mattina, registrando il primo volo ufficiale della propria carriera.
Il clima però non era affatto dei migliori. Nelle stesse ore a Fiumicino, scalo dell’ultimo volo della vecchia compagnia, oltre 400 dipendenti portavano avanti la mobilitazione permanente (giunta oggi al suo 51esimo giorno consecutivo) per protestare contro il trattamento ricevuto dallo Stato e la mancanza d certezze per il futuro.
I numeri infatti non sono rassicuranti e migliaia di ex dipendenti di Alitalia rischiano di rimanere letteralmente appiedati. La flotta di Ita sarà infatti composta da 52 aerei, per una forza lavoro di 2.800 persone, contro i 10.500 lavoratori della vecchia compagnia di bandiera.
Proprio su questi dati si sta consumando lo scontro con le sigle sindacali, che chiedono inoltre interventi strutturati sui reparti di manutenzione e la cancellazione del regolamento aziendale, con la conseguente uniformazione al Contratto collettivo nazionale del lavoro.
La questione del sito internet e l’acquisizione dello storico brand
Anche la procedura di acquisizione del marchio Alitalia non è stata priva di imprevisti, con diverse rivalutazioni (al ribasso) per mancanza di offerte.
La base d’asta iniziale era stanziata ad una cifra di 290 milioni di euro, ma le tante incognite sul nuovo progetto e le difficoltà del settore dovute alla crisi pandemica hanno scoraggiato anche gli investitori più interessati.
La vicenda si è chiusa sul filo di lana solo poche settimane fa, con la nuova compagnia Ita che si è aggiudicata lo storico brand per soli 90 milioni di euro, un accordo ben lontano da quelle che erano le aspettative iniziali.
In questo modo i nuovi aerei potranno volare sfoggiando il contrassegno autentico Alitalia spa sulla livrea de nuovi dipendenti. Nel contratto di acquisizione è presente inoltre l’accordo per l’utilizzo del dominio del sito web http://www.Alitalia.com.