Crolla bitcoin, dobbiamo preoccuparci? Conviene o meglio starci alla larga?

Ancora un weekend nero per bitcoin. La prima e più popolare tra le criptovalute non riesce a risalire sopra la soglia psicologica dei 20 mila dollari

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Ancora un weekend nero per bitcoin. La prima e più popolare tra le criptovalute non riesce a risalire sopra la soglia psicologica dei 20 mila dollari. Nella giornata di sabato 18 giugno ha addirittura toccato i 18.600 dollari secondo il magazine di settore Coindesk. Un crollo che segna il peggior risultato dalla fine del 2020.

Per gli investitori significa una perdita di oltre il 70% rispetto al novembre 2021, quando la moneta digitale era scambiata a 69 mila euro (qui quali sono le criptovalute più sicure su cui investire nel 2022).

Cos’è bitcoin

Alcuni lo ritengono il bene rifugio del futuro, altri l’ennesima bolla speculativa pronta a esplodere. Dal suo esordio nel 2009 a opera del suo misterioso fondatore Satoshi Nakamoto, bitcoin ha attirato la curiosità dei fanatici dell’informatica e non solo per l’ambizioso progetto alla base: creare una moneta capace di colmare i difetti delle valute correnti.

Di particolare interesse la decentralizzazione da banche o governi, che garantisce l’assenza di qualsiasi commissione. Inoltre, essendo crittografata e leggibile solo per i soggetti autorizzati, è più sicura di una qualsiasi banconota.

Non prevedendo un ente che li stampi all’occorrenza, nuovi bitcoin vengono erogati a chi pratica il mining, cioè coloro che mettono a disposizione potenza computazionale per confermare le transazioni e incrementarne la sicurezza. L’algoritmo che regola il processo però si dimezza ogni quattro anni finché il numero di bitcoin presenti sul mercato sarà di poco inferiore ai 21 milioni.

Attenzione: chi pensa di arricchirsi iniziando a minare criptovalute consideri che l’operazione richiede un impiego di corrente elettrica insostenibile per il privato cittadino. Si stima infatti che per produrne uno solo occorra il fabbisogno energetico di una famiglia media per due anni!

Alla base dei bitcoin c’è la blockchain, in italiano “catena a blocchi”, cioè un registro digitale decentralizzato, condiviso e crittografato immutabile. Su di esso sono trascritte le transazioni di dati raccolti in file e l’aggiunta di nuovi deve obbligatoriamente passare per tutti i server a cui sono state distribuite le copie del “libro mastro”.

Perché bitcoin perde valore

I motivi alla base del deprezzamento di bitcoin e delle altre criptovalute sono molteplici. A pesare sicuramente l’annuncio della Banca centrale europea di voler aumentare i tassi di interesse per combattere l’inflazione.

Non sono pochi gli investitori che preferiscono liquidare le loro fortune detenute nei wallet (termine proprio del settore che significa letteralmente “portafogli”) per posizionarsi su titoli meno rischiosi come i titoli di stato. Infatti una grande questione che torna ciclicamente alla ribalta ogni volta che una criptovaluta perde valore è la mancanza di una regolamentazione del mercato.

Per capire cosa significhi operare in assenza di regole codificate basti il caso del collasso dell’ecosistema Terra e del suo token Luna, una sorta di gettone valido unicamente all’interno del contesto in cui è stato creato.

In meno di una sola settimana ha fatto perdere oltre 60 miliardi di dollari a coloro che avevano scommesso su un progetto promettente e apparentemente solido. Oggi il suo valore è vicino allo zero e gli effetti del default si sono ripercossi su tutto il mercato, trascinando a fondo tutte le altre criptovalute, soprattutto quelle nuove come quella di Will Smith.