Crisi del grano: i Paesi che rischiano di restare senza provviste

Crisi del grano e inflazione alle stelle, l'allarme di Coldiretti: con la guerra in Ucraina e lo stop dell’export ben 53 Paesi sono a rischio carestia

Coldiretti lancia l’allarme: con la guerra in Ucraina e lo stop dell’export di grano ben 53 Paesi nel mondo rischiano di andare incontro ad una carestia senza precedenti. A confermare che siamo in piena crisi anche il capo delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che in un importante vertice a New York ha affermato che il conflitto tra ucraini e russi sta aggravando l’insicurezza alimentare globale già messa a dura prova dal riscaldamento delle temperature e dalla pandemia.

Crisi alimentare, aumento dei prezzi e stop all’export: i Paesi che rischiano di restare senza provviste

Con l’ondata di protezionismi provocata dalla guerra in Ucraina, che ha portato l’India a bloccare l’export di grano, è allarme carestia in 53 Paesi, ha rimarcato Coldiretti in una nota. Si tratta di posti dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione, che quindi sentono in maniera devastante dall’aumento dei prezzi di grano e riso (qui le stime).

Che effetto avrà questo allora sui mercati e sugli approvvigionamenti di materie prime destinati ai Paesi nel mondo? Secondo Coldiretti, nelle nazioni più ricche si genererà un’inflazione che volerà soprattutto nell’eurozona al 6,1%, comportando un taglio delle stime di crescita del Pil, un po’ come sta succedendo in Italia (qui le stime). Nelle nazioni più povere, invece, purtroppo si allargherà l’area dell’indigenza alimentare, ha spiegato l’associazione, soprattutto in Africa e in Asia.

La decisione dell’India di sospendere le esportazioni ha sconvolto i mercati dove aveva l’obiettivo di esportare ben 10 milioni di tonnellate di grano nel corso del 2022. Un annuncio che fa seguito – sottolinea la Coldiretti – alla decisione dell’Indonesia di sospendere le esportazioni di olio di palma, di cui il Paese e il primo produttore mondiale, a causa delle difficoltà sul mercato interno e del rischio di tensioni sociali. Ma anche Serbia e kazakistan hanno limitato con quote le spedizioni di cereali all’estero ed in Europa una misura simile, fortemente contestata dalla Commissione Europea, era stata presa dall’Ungheria con pesanti effetti per il mais sull’Italia che ne ha importato ben 1,6 miliardi di chili di mais nel 2021.

“Peraltro il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell’invasione russa (qui le mosse che ha in mente Putin) ha alimentato l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che – spiega la Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato”.

Il risultato è stato un balzo delle quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale che sono aumentate in media del 29,8% nell’ultimo anno ma a tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 34% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero caseari salgono del 24%, lo zucchero aumenta di oltre il 22%, la carne del 17% ed i grassi vegetali sono balzati addirittura del 46% rispetto all’anno scorso, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati Fao ad aprile.

Come la guerra in Ucraina ha accelerato la crisi alimentare globale

Secondo le stime fornite dalle Nazioni Unite, in soli due anni il numero di persone gravemente insicure dal punto di vista alimentare è raddoppiato, dai 135 milioni pre-pandemia ai 276 milioni di oggi. Inoltre, più di mezzo milione di persone vivono in condizioni di carestia, numero che è aumentato di oltre il 500 per cento rispetto al 2016.

Ora la guerra in Ucraina sta di fatto amplificando e accelerando tutte le conseguenze negative già legate ai cambiamenti climatici, il Covid-19 e la disuguaglianza nel mondo. In questo modo, senza interventi mirati, il rischio è di portare decine di milioni di persone oltre il limite dell’insicurezza alimentare, seguita da malnutrizione, fame di massa e carestia, in una crisi che potrebbe durare per anni.

Prima dell’invasione russa a febbraio, l’Ucraina era considerata il “paniere del mondo”, esportando 4,5 milioni di tonnellate di prodotti agricoli al mese attraverso i suoi porti: il 12% del grano del pianeta, il 15% del suo mais e metà del suo olio di girasole. Ma con i porti di Odessa, Chornomorsk e altri tagliati fuori dal mondo dalle navi da guerra russe, il rifornimento può viaggiare solo su rotte terrestri, congestionate, che sono molto meno efficienti.

E in Italia?

L’emergenza mondiale riguarda direttamente l’Italia, ha spiegato Coldiretti, perché siamo un Paese deficitario che importa:

  • il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti;
  • il 35% del grano duro per la pasta;
  • e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.

“Bisogna invertire la tendenza ed investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente (qui il piano UE per distaccarsi dalla Russia) per le risorse alimentari facendo tornare l’agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “nell’immediato occorre salvare aziende e stalle da una insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni per combattere la siccità”, a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.