Stretta del Governo su Airbnb: cosa prevede il ddl turismo

Novità in arrivo in materia di turismo in Italia, con un nuovo ddl che punta alla stretta per i furbetti degli affitti brevi: ecco cosa prevede

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il governo Meloni prova a mettere con le spalle al muro i furbetti degli affitti turistici nelle città italiane, cercando di dare una risposta precisa e puntuale alle richieste degli albergatori, dei sindaci e dei cittadini di alcuni dei centri maggiormente presi d’assalto. Lo fa con un disegno di legge, al momento soltanto bozzato, da parte del ministero del Turismo guidato da Daniela Santanchè che ha l’obiettivo di mettere delle regole chiare e dei paletti in un panorama definito da lei stessa da “Far West”.

Cosa prevede il ddl turismo

Quello bozzato dal governo è un disegno di legge molto ampio, con l’obiettivo di porre fine alla concorrenza sleale che tanti B&B mettono in atto contro gli alberghi. Una richiesta che nasce innanzitutto dalle strutture, ma anche dai sindaci e dai cittadini che hanno chiesto maggior tutela.

Ecco allora che il ministero guidato da Daniela Santanchè, finita già nella polemica per la famosa campagna Open to Meraviglia, ha redatto una serie di norme volte a combattere questo problema.

Affitti brevi, la stretta

Tra le novità più importanti ci sarebbe quella relativa al minimum stay, ovvero la permanenza minima in strutture tipiche di Booking e Airbnb. Il decreto, infatti, prevede una permanenza minima di due notti, soprattutto nei centri storici delle città metropolitane, ma anche in Comuni ad “alta densità turistica”, circa un migliaio, che possono farne richiesta.

A esserne esclusi sono i Comuni sotto i 5mila abitanti, i cosiddetti borghi, ma anche  i nuclei composti da almeno un genitore e tre figli che possono continuare, eventualmente, a pernottare anche solo per una notte. Dato che, secondo quanto emerge, sarebbe il 5% degli affitti brevi.

Novità sui codici identificativi

Altra novità importante è quella relativa al Codice identificativo nazionale assegnato ad ogni appartamento dal ministero su richiesta del proprietario o del gestore. Un provvedimento che sostituisce i Codici identificativi già introdotti dalla Regioni al fine di aumentare la trasparenza ed evitare gli affitti in nero.

Il codice andrà esposto in ogni annuncio pubblicato sulle piattaforme come Airbnb e Booking, oltre che sulla porta di casa, pena una sanzione fino a 3.000 euro per i siti e fino a 5.000 euro per chi affitta senza codice.

Affitti imprenditoriali

Un’altra disposizione è quella sugli affitti in forma imprenditoriale, ovvero l’attività portata avanti da un singolo titolare di più appartamenti da affittare. Nel ddl turismo è prevista una dichiarazione di inizio attività con una nuova categoria economica assegnata specificamente alle locazioni turistiche.

Critiche al decreto

Fin qui, come detto, si è parlato di bozza, con il disegno che dovrà ovviamente passare dal Parlamento per tutto l’iter di approvazione che dovrà tenere in considerazione i pareri di soggetti coinvolti, piattaforme, albergatori e sindaci. Ma già è polemica.

Sì, perché secondo gli interessati le misure scelte dal governo sono leggere, blande e forse inutili per fermare la concorrenza sleale. Secondo gli albergatori, infatti, se il disegno dovesse passare così com’è in Parlamento, il rischio è che il numero degli appartamenti in affitto breve in Italia potrà continuare a crescere senza vincoli nei prossimi anni.