Bombole friulane ai russi? Cosa sono e cosa ha fatto Draghi

Il Governo ha esercitato il golden power, che prevede lo stop della vendita di società per preservare gli assetti strategici per l'Italia

La pesante crisi innescata dalla guerra in Ucraina sta avendo ripercussioni disastrose anche sulle economie nazionale. Compresa quella italiana, con aziende costrette a chiudere i battenti e vendere i propri asset all’estero. Tra gli ultimi casi c’è quello di Faber Industrie Spa di Cividale del Friuli, in Friuli Venezia Giulia. Nata nel 1972 e leader mondiale della produzione di bombole e di sistemi di stoccaggio del gas ad alta pressione per l’energia pulita, ovvero biometano e idrogeno, che opera in campo industriale, alimentare e medicale.

Bombole Faber alla russa Rosatom: Draghi blocca la vendita

I vertici della società hanno fatto sapere nello scorso periodo che la situazione che si è creata a causa degli aumenti dei prezzi delle materie prime e le difficoltà per il loro reperimento, sommate ai rincari dei costi di energia e di gas, “ha superato i livelli di guardia“. Al punto da far andare in rosso la produzione, con costi non più giustificati dai guadagni.

La prima opzione è stata quella di un fermo produttivo, relegato ad alcuni reparti al fine di evitare disagi e ripercussioni per il mercato. Ma il veloce peggioramento della produzione si è reso necessario prendere provvedimenti “più drastici”. Compresa la vendita a un colosso russo. Che però è stata bloccata, attraverso l’esercizio del golden power da parte del presidente del Consiglio.

Mario Draghi ha infatti fermato la cessione dell’azienda friulana al colosso nucleare Rosatom. L’esecutivo ha la facoltà di intervenire nelle operazioni finanziare al fine di salvaguardare gli assetti proprietari di società che lavorano in settori strategici e di interesse nazionale. Le quote sarebbero dovute passare dalla Fafin, finanziaria con sede a Udine che controlla la Faber, alla Rusatom GasTech, sussidiaria della Rosatom.

La vendita sarebbe valsa 150 milioni di euro per il 99,41% della società, che conta circa 350 addetti nello stabilimento di Civdale del Friuli e nell’impianto di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Lavoratori che hanno aderito a uno sciopero per il premio di produzione e di risultato, culminato con l’intesa con i vertici, che ha deciso di mantenere per almeno due anni il premio attuale, con un incremento economico di 240 euro sull’indice di redditività, e alzare dunque il premio complessivo a oltre 3 mila euro.

Quale sarà il futuro della Faber, gioiello industriale italiano

Rimane ora da capire quale sarà il futuro di questi lavoratori e della stessa azienda friulana. Secondo quanto riporta il Gazzettino, però, i soci di maggioranza avrebbero dichiarato di non avere problemi a trovare un altro acquirente. Nei mesi scorsi sarebbero arrivate manifestazioni d’interesse e vere e proprie offerte da realtà italiane e internazionali. A iniziare dal fondo francese Tikehau e quello italiano Clessidra, il principale gestore di fondi di private equity esclusivamente dedicati al mercato italiano, gestito dalla famiglia Pesenti.

Vi abbiamo spiegato in questo articolo che cos’è il golden power, già usato dal premier Giuseppe Conte durante la pandemia di Covid. In quell’occasione fu il Copasir a richiedere l’utilizzo del potere speciale al Governo, come vi abbiamo raccontato qui, per difendere le realtà finanziare e le industrie energetiche del nostro Paese. Nel decreto salva prezzi di maggio era presente un emendamento per estendere il golden power, di cui vi abbiamo parlato qua, a diversi tipi di concessioni.