Nell’ultimo mese lo spread è sempre stato compreso tra 102 e 108 punti, per poi salire di 7 punti nella giornata di giovedì, quella cioè in cui la BCE ha comunicato l’esito della riunione di politica monetaria.
Venerdì il rialzo è stato ancora più deciso: un forte incremento di 10 punti base che lo ha portato a quota 123 punti, con gli investitori che hanno digerito le parole della presidente della BCE Christine Lagarde del giorno prima.
A fare balzare il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi non è infatti stata una crisi interna italiana o una manovra indigesta agli investitori – che anzi in questo momento restano positivi sul nostro Paese grazie all’autorevolezza del governo Draghi (qui tutte le misure inserite nella Manovra Draghi 2022)- ma il crescente disallineamento tra la banca centrale europea e le aspettative dei mercati.
Lagarde ha insistito sul fatto che il rialzo dell’inflazione è temporaneo, pur ammettendo che si sta trattando di un rialzo più prolungato di quanto atteso, anche se i dati macroeconomici diffusi nei giorni scorsi hanno mostrato un ulteriore aumento.
I prezzi al consumo tedeschi sono aumentati del 4,5% ad ottobre, il ritmo più elevato dal 1993; quelli francesi sono cresciuti del 2,6% nello stesso mese, mentre l’Istat ha detto ieri che in Italia dovrebbero essere cresciuti del 2,9%, ai massimi dal 2012. Quella dell’intera Eurozona è arrivata al +4,1%, livello che non si vedeva dal 2008.
La numero uno dell’istituzione di Francoforte ha anche cercato di stemperare le crescenti attese di rialzo tassi per il prossimo anno, sottolineando che non è in linea con i criteri individuati nella guidance recentemente rivista.
I mercati monetari stanno però prezzando un rialzo dei tassi di 10 punti base da parte della BCE entro luglio 2022 e di 20 punti base entro ottobre del prossimo anno. Soltanto una settimana fa le previsioni erano per un rialzo entro ottobre 2022 e vedevano a meno del 50% la possibilità di un rialzo entro luglio.
Queste previsioni si ottengono osservando la cosiddetta yield curve, o curva del tassi. Essa si ottiene prendendo in esame i titoli obbligazionari della stessa categoria di investimento (ad esempio i titoli di Stato) e scadenze diverse. Collegando i punti individuati dal rendimento totale che si ottiene nel caso si conservi l’obbligazione fino alla scadenza e il tempo che resta prima della stessa scadenza si ottiene proprio la struttura a termine dei tassi di interesse, appunto la yield curve.
Ora essa sta sempre più assumendo la forma di una curva inclinata positivamente, che è anche quella definita normale. Questa conformazione si ha in una fase economica espansiva e/o inflattiva e incorpora le attese di una politica monetaria ristrettiva, contraddistinta da un aumento dei tassi delle banche centrali.
È ormai evidente è che la BCE non si trovi più nella comfort zone della politica monetaria. “Negli ultimi dieci anni la BCE ha operato in un contesto di bassa inflazione, dandogli il margine di manovra per attuare misure politiche eccezionali a sostegno dell’attività – osserva Martin Wolburg, Senior Economist di Generali Investments – Questo ambiente favorevole è (almeno temporaneamente) giunto al termine. I mercati non sono rimasti colpiti dalle decisioni della BCE e dalla conferenza stampa e hanno continuato a scontare un rialzo anticipato dei tassi. La pazienza della BCE sull’inflazione è in netto contrasto con altre banche centrali e dovrà sempre più giustificare la sua deviazione”.
Il nervosismo del mercati finanziari sta portando lo spread italiano, ma anche quelli di altri Paesi cosiddetti periferici (come Grecia e Spagna) a salire.
“I mercati obbligazionari restano impostati al ribasso con perdite amplificate sui titoli di stato periferici (BTP in testa), i più vulnerabili in questo scenario e nel contesto della conclusione a fine marzo del Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) – evidenzia Fabio Castaldi, Investment manager di Pictet Asset Management – Sarà importante, per i mercati periferici, che in occasione della riunione del 16 dicembre, la BCE sia in grado di annunciare continuità agli acquisti sui bond periferici ricalibrando adeguatamente gli acquisti sotto il programma dell’APP, onde evitare un indesiderato allargamento degli spread”.