E’ il caso di dire sorpresa perché all’indomani della recessione “tecnica” degli USA, dove il PIL ha fatto segnare un -0,9%, i dati sulla crescita delle economie europee sono parsi confortanti, solo la Germania ha subito di più le ripercussioni della guerra e della crisi energetica. L’Italia se l’è cavata con un dignitosissimo +1% su trimestre, che porta la nn variazione tendenziale al +4,6% rispetto al secondo trimestre 2021. Dati che sono superiori ad ogni più rosea aspettativa: le attese che indicavano in media un +0,3% su base trimestrale e +3,7% su base annua.
Il 2022 non è poi “…accio”
“La fase espansiva del PIL prosegue pertanto per il sesto trimestre consecutivo, in accelerazione rispetto al primo trimestre dell’anno, quando la crescita era risultata lievemente positiva”, commenta l’Istat, confermando che il 2022 non è poi un anno così brutto come ci si attendeva e che la crescita acquisita per il 2022 si attesta così al 3,4% “ciò significa che anche se i due ultimi trimestri dessero u aporto nullo, la nostra economia crescerebbe comunque del 3,4% quest’anno).
La crescita trimestrale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura e di un aumento in quelli dell’industria e dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della domanda nazionale e un apporto negativo della domanda estera.
Analisti positivamente sorpresi: recuperati livelli pre-Covid
Commentando i dati l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo si dice sorpreso da dato, che risulta superiore ad ogni più rosea aspettativa e segnala che il PIL ha ora per la prima volta più che recuperato il livello pre-pandemico (+1% rispetto a fine 2019).
“Il dato sul PIL del 2° trimestre è stato più forte di ogni più rosea previsione, e segnala che la nostra stima del 3% sul PIL 2022 (già superiore al consenso) potrebbe essere superata”, sottolinea Paolo Mameli, senior economist di Intesa Sanpaolo, aggiungendo “a nostro avviso, l’ampia sorpresa positiva del trimestre primaverile è dovuta principalmente alla ripresa della mobilità personale in conseguenza del minor rischio sanitario, visto che il trimestre si confronta con una prima parte dell’anno in cui l’Italia ha visto il picco dell’ondata invernale di Covid (che ha pesato sia sull’industria che sui servizi)”.
Secondo gli esperti di Intesa dunque si ritiene che “i maggiori rischi sul ciclo possano materializzarsi tra 4° trimestre 2022 e 1° trimestre 2023, a causa dell’impatto ritardato dello shock inflazionistico nonché di un possibile razionamento del gas (nella stagione in cui i consumi sono più elevati)”.
MEF: recupero pre-Covid completato, ora sostenere famiglie e imprese
“Il notevole incremento del PIL nel secondo trimestre si è verificato in un contesto di grande difficoltà per via della guerra in Ucraina, dell’impennata dei prezzi internazionali dell’energia e dei prodotti alimentari e del rialzo dei tassi di interesse a livello globale”, spiega il Ministero dell’Economia e delle Finanze, aggiungendo che “l’ulteriore rafforzamento dell’attività nel settore dei servizi è stato favorito dall’eliminazione della gran parte delle misure restrittive legate al Covid-19“.
“L’economia italiana è stata sostenuta – ricorda il MEF dai corposi interventi realizzati con la Legge di Bilancio 2022 e con i numerosi decreti emessi dal Governo. Tali misure hanno permesso di attutire l’impatto del rialzo dei costi dell’energia sulle famiglie e sulla competitività delle imprese. Sono stati inoltre varati interventi di politica industriale, quali quelli a sostegno del settore dell’auto, e si è intensificato il dialogo con le imprese allo scopo di valorizzare gli strumenti di incentivazione agli investimenti e all’innovazione”.
“Il recupero dalla crisi causata dalla pandemia può dirsi completato, giacché il PIL nel secondo trimestre è risultato nettamente superiore al livello medio del 2019. È ora necessario continuare a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese nella seconda metà dell’anno, nonché proseguire nell’opera di attuazione del PNRR e di impulso agli investimenti e all’innovazione”, conclude il MEF.