L’UE tenta di dare una svolta alla sua politica nel mercato dei semiconduttori, divenuto strategico a causa delle carenze che hanno bloccato diverse catene produttive durante il periodo della ripresa post-pandemia.
Bruxelles è pronta ad annunciare oggi un piano, nell’ambito della review della politica della concorrenza, che apra agli aiuti di Stato alle aziende di chip, favorisca alleanze e aumenti la resilienza della catena di approvvigionamento.
La missione in Olanda
L’annuncio di nuove strategie in tema di semiconduttori è stato preceduto da una missione in Olanda: la Presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager ed il commissario al mercato interno Thierry Breton hanno visitato gli stabilimenti della big ASML a Eindhoven accompagnati dal premier olandese Mark Rutte.
“Il nostro obiettivo è raddoppiare la quota di mercato nei chip entro il 2030, anche nei chip più innovativi. Ciò significa raggiungere il 20% della quota di mercato globale dal 10% di oggi”, ha affermato von der Leyen, assicurando “L’Europa ha le carte in regola per arrivarci. ASML lo dimostra”.
La Presidente ha annunciato anche l’arrivo dell’European Chips Act a inizio 2022, assicurando che ASML “avrà un ruolo importante negli sforzi per rendere l’Europa più competitiva e più sovrana nel settore tecnologico”. La strategia europea – ha spiegato – deve concentrarsi sul coordinamento delle attività di ricerca, sulla progettazione dei chip e sull’aumento della capacità produttiva.
20 anni perduti
Il punto è che l’UE ha già perso 20 anni, dando un vantaggio competitivo ad USA e Cina, che di fatto controllano il mercato die semiconduttori.
Il target del 20% del mercato dei chip era stato già ventilato alcuni anni fa: nel 2013 l’allora commissaria per l’agenda digitale Neelie Kroes aveva già espresso l’auspicio di arrivare al 20% del mercato globale dei chip e di superare gli USA quanto a produzione. Un obiettivo mai raggiunto, anzi, gli Stati Uniti oggi sono più avanti assieme ai mercati asiatici.
Perché i chip sono strategici
La strategicità die chip ha a che fare con la leadership industriale. Lo ha messo a nudo la pandemia, che ha visto crescere esponenzialmente la domanda di semiconduttori, e la ripresa post pandemia, che ha visto molti settori bloccarsi a causa della carenza dei chip.
La carenza di semiconduttori emersa dopo la crisi è stata causata da vari fattori, quali i colli di bottiglia, i disinvestimenti durante la pandemia, la carenza di materie prime, logiche industriali miopi.
Fra i settori che hanno sofferto di più la carenza dei chip, oltre a quello dei PC, è il mercato dell’auto e quello degli elettrodomestici, ormai completamente in balia dei circuiti stampati.
Il vertice USA-Cina
Non è un caso che il vertice USA-Cina abbia visto al centro die colloqui anche il destino di Taiwan, dibattuta fra desiderio di autonomia ed appartenenza alla Repubblica Popolare Cinese.
Qualche tensione si è percepita nei colloqui fra il Presidente americano Joe Biden ed il Presidente cinese Xi Jinping, che ha tenuto a riaffermare la sua sovranità sull’isola-Stato che detiene il controllo del mercato dei chip in Asia con la Taiwan Semiconductor (TSMC)
Dal colloquio però è emersa la necessità di una maggior cooperazione fra USA e Cina su temi strategici come l’energia ed il clima. Chissà che non si trovi la quadra per una “tregua” in ambito tecnologico?