Mina Alitalia, il piano del Governo per disinnescarla

Lo spettro del prestito ponte avanza anche sul futuro di ITA. E mentre si consuma lo strappo tra azienda e sindacati sul passaggio di lavoratori da Alitalia a Ita - sul dossier si muove anche il Parlamento.

“Non posso confermare. Posso dire che nessuna decisione è stata presa e qualunque decisione verrà comunicata quando sarà assunta”. Così la portavoce della Commissione europea, Arianna Podestà ha risposto ieri in riferimento all’ indiscrezione-bomba rilanciata nelle scorse ore dal Financial Times stando alla quale l’Antitrust dell’Unione europea chiederà al Governo italiano di recuperare dalla vecchia Alitalia i 900 milioni di euro di prestito ponte, in quanto considerati aiuti di Stato illegali. Neanche a dirlo, una tegola.

Mina Alitalia

Secondo l’anticipazione – non confermata ( a voler essere dialetticamente pignoli neanche smentita da Bruxelles) – Roma avrebbe violato le regole Ue sugli aiuti di Stato concedendo prestiti per il salvataggio di Alitalia nel 2017. Il diritto dell’Unione europea vieta, infatti, a uno Stato membro di concedere a un’azienda un sostegno finanziario che le dia un vantaggio rispetto ai suoi rivali.

Una notizia che, se confermata, sarebbe una vera e propria tegola per il Governo guidato da Mario Draghi che secondo alcune ricostruzioni giornalistiche sarebbe intervenuto personalmente. Impossibile, infatti, per Alitalia , oggi in amministrazione straordinaria, restituire i fondi con l’ipotesi del fallimento pronta ad affacciarsi concretamente sulla scena, complicando anche il dossier Ita, la nuova compagnia che debutterà a metà ottobre. 

 

CdM vara norma in attesa dell’UE

Ieri, intanto, approvata in Consiglio dei Ministri una norma che adegua le procedure di cessione già delineate dal legislatore alle nuove esigenze connesse ai tempi di adozione della decisione europea della vicenda Alitalia. In particolare, spiega il comunicato finale di Palazzo Chigi, per velocizzare le procedure la norma prevede uno schema di autorizzazione basato sulla conformità del piano alla decisione della Commissione UE.

E mentre si consuma lo strappo tra azienda e sindacati sul passaggio di lavoratori da Alitalia a Ita – sul dossier si muove anche il Parlamento. “Abbiamo chiesto di audire i sindacati e il CdA di Ita nelle Commissioni congiunte Lavoro e Trasporti, affinché il Parlamento sia immediatamente informato delle strategie industriali poste in atto dalla nuova compagnia e delle conseguenze occupazionali. Gli allarmi che si levano devono avere una risposta chiara”. Così la Presidente della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura (Pd), e il capogruppo Pd in commissione Trasporti, Davide Gariglio.

La profezia di O’Leary

Intanto, arriva anche la nefasta profezia di “Anche la nuova compagnia riceverà soldi pubblici come la vecchia ma alla fine anche Ita fallirà”, ha detto Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair sottolineando che “Nel medio termine di sicuro Ita non farà utili: i conti non saranno sostenibili e avrà di nuovo bisogno dei soldi pubblici”. Quello attuale, ha detto il manager irlandese, “è l’ennesimo round di aiuti ad Alitalia, ma l’Europa continuerà ad autorizzarli fino a quando, alla fine, sarà venduta a Lufthansa o Air France”.