Chiudono due negozi ogni ora. Le botteghe di quartiere continuano progressivamente a diminuire, a vantaggio della grande distribuzione. A lanciare l’allarme è uno studio di Confesercenti: a fine anno si conteranno oltre 52mila imprese del commercio in meno rispetto al 2019.
Con la tendenza attuale, la stima per i prossimi sette anni, da qui al 2030, è di una contrazione di circa 73mila (-11% sul totale), ad un ritmo di 18 negozi spariti al giorno.
Sparisce una media di due negozi l’ora
Più che le chiusure di negozi, il problema è la mancanza di nuove aperture. Nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare le oltre 43mila imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca, e che fa chiudere l’anno con un bilancio negativo per oltre 20mila unità. Per una media di oltre due negozi spariti ogni ora.
Non migliora la situazione nel 2023: nei primi tre mesi dell’anno le nuove aperture sono ancora il 18% inferiori a quelle registrate nello stesso periodo del 2019.
Il pacchetto di proposte
Confesercenti propone al governo un pacchetto di suggerimenti per “recuperare 5,5 miliardi di euro di vendite e salvare 30.000 attività commerciali dalla scomparsa nei prossimi sette anni”.
Tra le proposte:
- una shop tax reduction, un regime fiscale di vantaggio per i negozi sotto i 400mila euro annui di fatturato
- un pacchetto di formazione per gli imprenditori, sostegno all’innovazione e agli investimenti tecnologici
- l’introduzione della cedolare secca per le locazioni commerciali, subordinandone l’accesso alla concessione di un canone concordato al locatario, verificata e garantita dalle associazioni di categoria.
E chiede interventi anche per i consumi delle famiglie. “Sarebbe opportuno anticipare almeno in parte la riforma fiscale – ha dichiarato la presidente, Patrizia De Luise,- e pensare a detassare gli aumenti retributivi, intervento che ci farebbe recuperare miliardi di euro di consumi e aiuterebbe la ripartenza della contrattazione”.
Servono misure per sostenere i negozi di vicinato
Servono misure strutturali per sostenere i negozi di vicinato che continuano a diminuire, ha sottolineato Confesercenti. In confronto al 2019, a fine 2023 si conteranno oltre 52mila imprese del commercio in meno, per un declino complessivo del 7 per cento.
E “con la tendenza attuale, la stima per i prossimi sette anni, da qui al 2030, è di una contrazione di circa 73mila (-11% sul totale), ad un ritmo di 18 negozi spariti al giorno”.
La perdita di potere di acquisto degli italiani, “un vero e proprio crollo”, pesa sul tessuto dei negozi di vicinato più della concorrenza dell’online, dice l’associazione che rappresenta oltre 350mila pmi, confortata dall’indagine sul futuro del commercio, realizzata con Ipsos, che quasi a sorpresa fa emergere che i consumatori di ogni età, anche giovani e giovanissimi, nella maggioranza dei casi preferiscono i negozi tradizionali all’eCommerce.
“I negozi fisici continuano ad essere ancora il canale d’acquisto preferito per sei delle nove categorie merceologiche prese in esame. I negozi non sono da boomer”.