Gli effetti distorsivi della pandemia di Covid-19 si fanno sentire e mostrano famiglie più povere e più preoccupate per il futuro. E’ la fotografia scattata da due report giunti negli ultimi giorni, il Global Wealth Report del Credit Suisse Research Institute ed il consueto bollettino mensile dell’ABI.
La crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria globale, infatti, ha avuto un pesante impatto su redditi e risparmio, mitigato in parte dalle misure di stimolo approntate dai governi per sostenere la capacità di spesa e contrastare gli effetti del lokdown. Gli individui hanno dunque accantonato quanto hanno potuto, rimpinguando i conti correnti e lasciando denaro infruttifero per scopi cautelativi, in vista seconda ondata di Covid, che è puntualmente arrivata con l’autunno.
Più ricchi, più poveri
Il report di Credit Suisse segnala che la ricchezza globale totale delle famiglie a metà anno era cresciuta di mille miliardi di dollari rispetto all’inizio dell’anno di 36.300 miliardi di dollari, evidenziando un ampio recupero rispetto a metà anno quanto era crollata a 17.500 dollari. E’ l’effetto delle misure approntate dalle autorità governative, che hanno consentito un recupero de mercati azionari e dei prezzi delle case.
Un dato però preoccupa, la crescita della ricchezza per adulto, che invece si è ridotta, lasciando gli individui più poveri di quanto preventivato. La ricchezza media per individuo, che ad inizio anno ammontava a 77.309 dollari, dopo una crescita di oltre l’8% nel 2019, si è ridotta a fine giugno a 76.984 dollari, anziché salire a 78.376 come era preventivato. Ciò significa che le famiglie a metà anno erano più povere di 1.392 dollari ed è tutta colpa del Covid.
Risparmio boom in Italia
Che gli italiani sono formiche è noto da sempre, ma i dati del rapporto mensile dell’ABI sono agghiaccianti. E’ boom del risparmio delle famiglie e degli impieghi in pura liquidità, a causa della pandemia, che ha “consigliato” alle famiglie di risparmiare il più possibile, eccetto che i beni necessari e, complici anche rendimenti degli investimenti che puntano a zero, mantenere la quota più elevata possibile di liquidità sui conti correnti.
La liquidità sui depositi a settembre ha conosciuto un balzo dell’8% rispetto all’anno prima, raggiungendo 1.682 miliardi, un livello molto vicino a quello del PIL, che a fine 2019 era di 1.787 miliardi e, nel frattempo, è sceso a causa della pandemia. Ciò implica che a fine 2020, le voci liquidità e PIL tenderanno a convergere, fotografando un Paese che non riesce a canalizzare il risparmio su investimenti fruttiferi per l’economia reale.
Una tendenza già emersa durante il lockdown, che sta proseguendo con la seconda ondata di pandemia e getta ombre sul futuro e sulle capacità di crescita del Paese.