Aumenta il prezzo del latte e dei formaggi in Italia

I prezzi del latte e dei formaggi in Italia aumentano, sostenuti dalla crescita della produzione, dalla domanda estera e dal trend positivo per Grana Padano e burro

Pubblicato: 13 Dicembre 2024 12:00

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

I dati più recenti riportati nel report ISMEA “Tendenze – Lattiero caseario”, pubblicato e aggiornato a dicembre 2024, evidenziano una tendenza al rialzo dei prezzi del latte e dei formaggi. 

Nel contesto europeo, la produzione di latte vaccino ha registrato una lieve crescita del 0,5% nel periodo gennaio-settembre 2024, con aumenti significativi in Paesi come Francia (+1,5%), Polonia (+3,7%) e Spagna (+1,7%). In Italia, nonostante le problematiche legate al clima estivo, la produzione di latte ha visto un incremento dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, secondo i dati Agea. Questo andamento positivo ha influenzato anche il mercato interno, dove il prezzo del latte alla stalla è salito significativamente, spingendo al rialzo anche la produzione dei prodotti correlati, come i formaggi.

Di quanto sono aumentati i prezzi di latte e formaggi in Italia

Come confermano i dati Ismea, i prezzi del latte e dei formaggi in Italia stanno registrando un aumento significativo. Dopo la sostanziale stabilità della prima parte dell’anno, a partire dall’estate, il prezzo pagato agli allevatori italiani ha evidenziato una nuova spinta al rialzo: per le consegne del mese di ottobre il valore medio alla stalla si è attestato su 55,28 euro/100 litri, avvicinandosi ai livelli record del 2023 con un surplus di ben 5,4 euro /100 litri rispetto allo scorso anno.

L’incremento è stato soprattutto una conseguenza della favorevole congiuntura dei principali formaggi della tradizione, come il Grana Padano, uno dei formaggi più rappresentativi del mercato italiano, che ha visto un aumento del 18% rispetto all’anno precedente, con un prezzo che ha toccato i 10,32 euro/kg a novembre. Andamento analogo per il Parmigiano reggiano, che per la stagionatura di 12 mesi ha superato a novembre i 12 euro/kg, con una crescita del 20,7% rispetto allo stesso mese del 2023.

Infine, anche il burro ha registrato un forte rialzo, con una variazione di oltre il 55%, arrivando a sfiorare gli 8 euro/kg a novembre 2024. Mentre stabilizzati sono i prezzi della mozzarella vaccina, anche se i valori attuali presentano un distacco significativo (oltre 1,60 euro/kg in più) rispetto a quanto si verificava tre anni fa.

Gli effetti sulla spesa delle famiglie

Nel corso del 2024, nonostante il rallentamento dell’inflazione, non è un caso se si è registrato un calo della spesa alimentare spesa delle famiglie italiane per latte e derivati, diminuita complessivamente dell’1,2% nei primi nove mesi del 2024. Inoltre, il mercato italiano ha anche visto un incremento delle importazioni, soprattutto di latte in cisterna (+8%) e formaggi (+8,2%), a testimonianza della continua richiesta di prodotti lattiero-caseari a livello globale.

L’analisi dei dati specifici sul settore lattiero-caseario evidenzia un fenomeno particolarmente interessante: la riduzione dei volumi acquistati (-0,6%) è stata accompagnata da una diminuzione della spesa alimentare nello stesso ordine di grandezza. Questo potrebbe indicare che le famiglie stiano adottando una strategia di consumo più cauta. Infatti, il ridimensionamento dei volumi acquistati (indicando una riduzione delle quantità di prodotti) implica che i consumatori non solo rispondono all’aumento dei prezzi con una riduzione dei consumi, ma stanno anche modificando le proprie abitudini alimentari, prediligendo quantità minori o alternative meno costose.

Un dato particolarmente significativo è la contrazione dei volumi di latte fresco, che ha registrato una diminuzione del -6,9%. Questo trend può essere attribuito a un cambiamento nelle abitudini alimentari delle famiglie italiane, dove il latte fresco sta gradualmente perdendo terreno come prodotto quotidiano, soprattutto a colazione o come ingrediente principale in cucina. Il latte fresco, infatti, è tradizionalmente consumato in quantità maggiori nelle famiglie, ma la crescente attenzione alla praticità, alla durata e al costo potrebbe spiegare il suo calo.

In parallelo, si registra un incremento significativo dello yogurt (+3,8% in volume), che ha guadagnato popolarità. Lo yogurt, rispetto al latte fresco, ha vantaggi evidenti in termini di durata, versatilità (può essere utilizzato in numerose preparazioni, come salse e dolci) e percezione di salute (è visto come un prodotto più digeribile o salutare, grazie ai fermenti lattici). Questo fenomeno è anche legato alla crescente tendenza di consumare lo yogurt a colazione, un pasto che negli ultimi anni ha visto un cambiamento nelle preferenze dei consumatori, con una preferenza per prodotti più leggeri e pronti all’uso.

Infatti, formaggi freschi (+1,1% in volume) e yogurt sono stati i principali driver di crescita, mentre il consumo di latte fresco è diminuito sensibilmente.

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