DEF e ritardi PNRR: come possono cambiare il rating dell’Italia

Le maggiori agenzie di rating sono pronte a prendere in esame il merito di credito dell'Italia, mentre gli analisti sono dubbiosi su alcuni obiettivi del governo

Investitori internazionali e agenzie di rating sono rimasti alla finestra dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni dello scorso settembre e la formazione del governo di Giorgia Meloni, aspettando maggiore chiarezza sulle scelte dell’esecutivo in campo economico. I primi mesi della legislatura sono stati caratterizzati dalla prudenza, anche in attesa di capire come l’Italia e l’eurozona sarebbero uscite dall’inverno, che alla fine si è dimostrato meno difficile del previsto visto il decremento dei prezzi dell’energia. Le ultime settimane hanno però fatto emergere importanti novità per le finanze pubblica e la crescita, con gli osservatori internazionali che sono ora pronti a rivedere i loro giudizi sul paese.

C’è preoccupazione per ritardi PNRR

La prima preoccupazione è quella legata al PNRR. Il mese scorso la Commissione europea ha infatti congelato una tranche di fondi da 19 miliardi di euro, chiedendo a Roma chiarimenti sugli sforzi per centrare gli obiettivi da cui dipende l’erogazione del denaro, con l’Italia che è in ritardo nell’utilizzo dei 67 miliardi già ricevuti da Bruxelles. Tra gli altri, la Corte dei conti ha rilevato che il complesso delle risorse per nuovi progetti del PNRR, porta ad evidenziare come ”oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti”.

Agenzie di rating pronte ad agire

Le agenzie di rating, all’intero di report più ampi o con interviste dei loro funzionari, hanno messo in guardia l’Italia da ulteriori ritardi o revisioni degli obiettivi concordati con l’UE nell’ambito del PNRR, che potrebbero avere ripercussioni sulle prospettive di crescita e sulla sostenibilità del debito. In questo senso, le prossime settimane si preannunciano molto calde: il 21 aprile S&P Global prenderà in esame il rating dell’Italia, il 28 aprile sarà la volta di DBRS, il 12 maggio è in programma il giudizio di Fitch, mentre il 19 maggio arriverà il giudizio di Moody’s.

Stime PIL più ottimistiche

Sotto la lente degli osservatori internazionali sono anche le nuove previsioni del governo in merito a crescita e debito. Martedì 11 aprile il governo, nel Documento di economia e finanza (DEF), ha rivisto al rialzo le stime di crescita del PIL per il 2023 e al ribasso quelle per il 2024, confermando i precedenti obiettivi sul deficit e configurando un calo del rapporto debito/PIL più rapido che in precedenza.

In particolare, il governo ha migliorato le sue previsioni sul PIL reale per il 2023 di 40 punti base all’1% su base annua, facendo il punto su uno slancio economico migliore del previsto. Tuttavia, ha abbassato le sue aspettative di crescita per il 2024 di 40 punti base all’1,5% a causa di una politica monetaria più restrittiva e di un contesto macroeconomico internazionale più debole. “Entrambi i numeri sono notevolmente superiori alle nostre aspettative di tassi di crescita reali dello 0,5% su base annua e dello 0,3% su base annua per il 2023 e il 2024, rispettivamente”, hanno fatto notare gli analisti di Barclays.

Debito in aumento

Dal DEF, pubblicato giovedì dal ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), è anche emerso che il governo prevede di aumentare il debito di circa 8 miliardi di euro quest’anno e il prossimo per finanziare misure di sostegno incentrate principalmente sul taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti, per un deficit al 4,5% del PIL quest’anno e al 3,7% nel 2024.

Il debito pubblico italiano è previsto al 142,1% del PIL quest’anno e dovrebbe scendere al 141,4% nel 2024, al 140,9% nel 2025 e al 140,4% nel 2026. Non tutti però ritengono queste previsioni come lo scenario più probabile. “Nel complesso, in virtù di stime più caute sulla crescita del PIL e del deflatore, nonché di proiezioni lievemente meno favorevoli sulla spesa per interessi, pensiamo che il sentiero di riduzione del deficit e del debito nei prossimi anni possa essere più lento di quanto stima il Governo nel DEF”, hanno scritto gli analisti di Intesa Sanpaolo.