Le crisi bancarie scoppiate negli ultimi dieci giorni, soprattutto il fallimento della californiana SVB e le difficoltà della svizzera Credit Suisse, hanno riportato alla memoria la grande crisi finanziaria del 2008. Molti hanno evidenziato paralleli tra SVB e Bear Stearns, e poi tra Credit Suisse e Lehman Brothers. Tuttavia, la verità è che i problemi a cui assistiamo oggi sono di natura molto diversa, tanto per l’origine della crisi che per lo stato di salute del settore.
Maggiore regolamentazione
“All’epoca della crisi finanziaria globale, le banche erano molto meno regolamentate, avevano una leva finanziaria eccessiva ed erano scarsamente capitalizzate – ha commentato Mark Dowding, CIO di BlueBay – Inoltre, è stato il deterioramento del credito nei mutui statunitensi a fungere da catalizzatore che ha poi innescato il crollo. Nel 2023, il panorama bancario è completamente diverso“.
Gli istituti di credito arrivano infatti da un anno in cui hanno registrato un sensibile aumento degli utili e i margini sono visti in ulteriore aumento data la politica restrittiva delle banche centrali, ovvero l’aumento dei tassi di interesse. Solo considerando le grandi banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER e Banca MPS), l’utile netto aggregato del 2022 è stato di 12,8 miliardi di euro, in crescita del 66% su base annua (l’aumento è stato dell’80% non considerando le voci eccezionali).
Banche più resilienti
Durante la settimana, oltre ad aver aumentato ulteriormente il costo del denaro, la BCE ha anche affermato che il settore bancario è resistente, con posizioni solide in termini di capitale e liquidità. Il vicepresidente De Guindos ha affermato che le esposizioni delle banche europee nei confronti delle piccole banche statunitensi e di Credit Suisse sono limitate e non concentrate, senza particolari fragilità.
L’agenzia di rating DBRS Morningstar ha fatto notare che le banche del Vecchio Continente, in confronto a quelle fallite negli Stati Uniti, hanno generalmente un’esposizione inferiore ai titoli a reddito fisso, basi di deposito retail più stabili e un quadro normativo che include politiche di gestione del rischio di tasso di interesse più rigide anche per le banche più piccole.
Prevale l’ottimismo
La posizione della BCE presuppone che le recenti decisioni della Fed e della Banca Nazionale Svizzera siano sufficienti a stabilizzare i mercati e le banche in crisi e a evitare qualsiasi problema di liquidità nelle banche europee. Se la posizione, da un punto di vista razionale e di numeri ha senso, bisogna anche considerare che le corse agli sportelli e le crisi di liquidità possono svilupparsi a una velocità mai vista prima.
“Il rialzo dei tassi di interesse ha fatto sì che il contesto operativo per le banche sia favorevole come non lo era stato per molti anni – ha spiegato Dowding – Inoltre, il rischio di controparte è stato mitigato dalla compensazione centralizzata dei derivati e quindi la debolezza di un istituto non dovrebbe minacciare un altro. Tuttavia, la verità è che alla base del settore bancario la fiducia è tutto. Se la fiducia è compromessa, è difficile ripristinarla“.