Caro bollette, l’impatto degli aumenti sulle imprese italiane

L'aumento del prezzo dell'energia produrrà un extra costo di 36 miliardi

Con quasi 36 miliardi di euro di extra costo nel 2022, il caro bollette pesa sui bilanci delle imprese italiane. Rispetto al 2019, nel giro di 3 anni, il costo delle bollette elettriche per aziende è pressoché raddoppiato. Un incremento che, sommato al rincaro del gas, costringerà molte attività, almeno temporaneamente, a chiudere gli impianti produttivi. Questo l’allarme lanciato dalla CGIA che, per l’anno in corso, ha ipotizzato un consumo complessivo di energia elettrica delle imprese pari a quello registrato nel 2019 (anno pre-Covid) con, per l’anno in corso, una tariffa media dell’energia elettrica per le imprese pari a 150 euro per MWh.

Per fronteggiare questa situazione – secondo la CGIA – va attuata nel medio periodo una strategia europea comune per stabilizzare il prezzo  del gas sul mercato, uniformando le condizioni di approvvigionamento e riducendo così i differenziali di prezzo tra i paesi membri. “Auspicando che questa fiammata si esaurisca entro la prima parte del 2022, – sottolinea l’Ufficio studi della CGIA – la situazione deve essere affrontata immediatamente con misure urgenti. Il Governo dovrebbe incrementare le risorse già messe a disposizione con la legge di Bilancio 2022, mettendo a disposizione delle imprese almeno 1 miliardo di euro al mese fino al prossimo mese di giugno per calmierare gli aumenti tariffari”.

LO SCENARIO REGIONALE – Il rincaro maggiore – secondo le stime dell’Ufficio studi della CGIA – graverà sulle imprese ubicate in Lombardia: rispetto al 2019, l’incremento del costo per l’energia elettrica sarà pari a 8,5 miliardi di euro. Segue il Veneto con un extra costo pari a 3,9 miliardi di euro, l’Emilia Romagna con 3,5 miliardi e subito dopo il Piemonte con 2,9 miliardi di euro. Essendo le attività economiche concentrare prevalentemente al Nord, – sottolinea la CGIA – saranno le attività di questa ripartizione ha subire l’ammontare complessivo dei rincari più importanti. A fronte di un aumento che sarà a livello nazionale di quasi 36 miliardi, 22 (pari al 61 per cento del totale nazionale) interesseranno le imprese settentrionali.

I SETTORI PIÙ COLPITI – I settori più “colpiti” saranno, almeno in linea teorica, quelli che registrano i consumi di energia elettrica più importanti. Stando ai dei consumi elettrici del 2019 a subire maggiormente i rincari saranno: metallurgia (acciaierie, fonderie, ferriere, etc.); commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, etc.); altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, parrucchieri, estetiste, etc.); alimentari (pastifici, prosciuttifici, panifici, molini, etc.); alberghi, bar e ristoranti; trasporto e logistica; chimica.

L’IMPATTO SULL’AGROALIMENTARE – Sul fronte del sistema agroalimentare, dai campi agli scaffali, a fare i conti delle conseguenze del caro bollette è la Coldiretti. “L’aumento record dei costi energetici spegne le serre e mette a rischio il futuro di alcune delle produzioni piu’ tipiche del florovivaismo nazionale come tra gli altri il ciclamino, il lilium o il ranuncolo – denuncia l’associazione –. Il caro bollette ha un doppio effetto negativo perché riduce il potere di acquisto dei cittadini e delle famiglie, ma aumenta anche i costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare con l’arrivo del freddo e dell’inverno. Il costo dell’energia – spiega la Coldiretti – si riflette infatti in tutta la filiera agroalimentare e riguarda sia le attività agricole ma anche la trasformazione, la distribuzione ed i trasporti. Per le operazioni colturali gli agricoltori sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Inoltre l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%). L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi”. In tale scenario, di fronte ad una emergenza senza precedenti, per la Coldiretti, serve “responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.