Fed e BCE restano ai due poli di una bilancia che oggi pende definitivamente verso la banca centrale statunitense, decisa ad appesantire le sue condizioni di credito e stringere i rubinetti di una politica monetaria che è stata per troppo tempo espansiva. Ma cosa ci si attende invece dal meeting della BCE? Annuncerà un aumento dei tassi? E’ finita l’era dei tassi a zero?
Sebbene qualcuno azzardi, sulla scia dei movimenti sul mercato secondario, un aumento del tasso sui depositi di 10 punti a settembre, con qualche mese di anticipo rispetto al previsto, la maggioranza degli analisti ritiene un rialzo dei tassi prematuro. La diversa strategia della BCE e della Federal Reserve fa perno sulle aspettative di inflazione – temporanea per l’Eurotower, strutturale per la Fed – e si traduce in diverse strategie sulle tempistiche di un aumento dei tassi e di vendita degli asset rilevati sinora, che sono ancora in “pancia” alle banche centrali.
Fed pronta ad alzare i tassi a marzo
La Federal Reserve sta definitivamente combattendo l’inflazione elevata, che si è già scaricata sui salari e non è più di natura temporanea ma strutturale.
Su questa convinzione il Presidente Jerome Powell ha dichiarato guerra all’inflazione ed ha annunciato che inizierà ad alzare i tassi di interesse il mese prossimo.
La banca centrale americana ha anche un bilancio monstre di quasi 9.000 miliardi di dollari, che dovrà iniziare a liquidare, anche perché il reinvestimento dei titoli in portafoglio è di per sè una misura espansiva. La Fed quindi, subito dopo l’aumento die tassi, dovrebbe iniziare a ridurre il bilancio, cominciando a liquidare i titoli acquistati negli ultimi anni.
BCE ancora “colomba”
La BCE invece ritiene che l’inflazione sia temporanea, legata all’impennata dei costi dell’energia ed alla carenza delle catene di approvvigionamento, che hanno o fatto lievitare i prezzi delle materie prime e a cascata dei prodotti al consumo. Il vice di Lagarde, Philip Lane, ha recentemente ribadito che l’inflazione scenderà l’anno venturi.
Sui salari non sembrerebbe essersi ancora scaricata la pressione inflazionistica e la ripresa, seppur avviata, è ancora tentennante.
Da questa convinzione scaturisce il predominio delle “colombe”, favorevoli ad una politica accomodante e generosa, sui “falchi”, cioè coloro che sono più inclini all’austerità, e la conferma di una politica ancora vantaggiosa sotto il profilo dei tassi d’interesse. Unica concessione ai rigoristi la promessa che il piano straordinario di acquisti anti pandemico (PEPP) si fermerà a marzo.
Buone nuove per chi cerca un mutuo
Una politica ancora accomodante della BCE certamente si traduce in migliori condizioni di finanziamento per imprese e famiglie, che potranno ancora godere di condizioni vantaggiose sui prestiti e sui mutui.
Ma l’era di bassa crescita a tassi a zero sembrerebbe vicina alla fine e, se non quest’anno, nel 2023 si potrebbe concretizzare un quadro favorevole ad un aumwnto dei yassoi di interesse che si scaricherebbe sui tassi interbancari e a cascata sui consumatori.