Con i trasporti che rappresentano circa un quinto delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2) e i veicoli passeggeri che rappresentano circa il 45% delle emissioni dei trasporti, l’industria automobilistica sta perseguendo aggressivamente l’obiettivo di emissioni net-zero per la flotta automobilistica globale. Questi obiettivi, in alcune aree geografiche come l’Unione europea, sono spinti anche dalle nuove regolamentazioni in corso di approvazione; a partire dal 2035, tutte le nuove auto in arrivo sul mercato europeo dovranno infatti essere a emissioni zero e non potranno emettere CO2.
Ecco quanta CO2 in meno conumano le auto elettriche.
Grandi investimenti
Tutti i produttori automobilistici hanno già effettuato investimenti sostanziali mentre passano alla produzione di veicoli elettrici (EV) e si allontanano dai veicoli con motore a combustione interna (ICE), che hanno dominato il panorama automobilistico per più di cento anni, ma l’adozione piena di una mobilità green non è priva di rischi.
Le vendite globali di veicoli elettrici hanno mostrato un forte tasso di crescita, anche se rappresentano ancora una netta minoranza del totale: i veicoli elettrici hanno rappresentato solo il 9,5% delle nuove vendite automobilistiche globali nel 2022, sebbene i tassi di penetrazione siano sostanzialmente più elevati in alcune giurisdizioni.
Ma non sarà un bene di massa
Per il momento, l’adozione di massa dei veicoli elettrici a livello globale rimane limitata da diversi fattori, fa notare un’analisi di DBRS Morningstar, tra cui: prezzi di acquisto più elevati, causati da costi di sviluppo del prodotto più elevati e economie di scala inferiori; mancanza di infrastrutture di ricarica, nonostante la progressiva crescita delle stazioni pubbliche; ansia da autonomia, visto che persistono timori degli utenti in merito all’autonomia dei veicoli.
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Un imput arriva dalla transizione
Un altro modo in cui guardare a questa sfida è facendo un’analisi ESG, tenendo conto cioè dei rischi di transizione. A parte specifici eventi climatici, i rischi fisici sono generalmente un problema minore per i produttori automobilistici rispetto ai rischi di transizione. Tuttavia, il settore automobilistico è stato colpito dal rischio fisico derivante da eventi climatici che hanno avuto un effetto diretto sulle strutture di produzione/assemblaggio e la produzione automobilistica globale è stata soggetta a interruzioni causate da tensioni nella base di approvvigionamento derivanti da eventi meteorologici estremi.
Il rischio di transizione, si legge nel report di DBRS Morningstar, si riferisce invece sostanzialmente all’inasprimento della legislazione incentrata sulla riduzione delle emissioni di CO2 e alla migrazione progressiva ai veicoli elettrici e lontano dai veicoli ICE. “Tali rischi normativi e di mercato hanno costantemente colpito il settore automobilistico e sono destinati a intensificarsi”, viene sottolineato.
A lungo termine, la transizione rappresenterà quindi una sfida materiale per i produttori automobilistici globali. Coloro che sono meglio in grado di gestire la combinazione di crescenti investimenti di transizione e costi normativi, pur affrontando una minore redditività per unità di veicoli elettrici, potrebbero essere in grado di ottenere guadagni di quote di mercato sostenibili a lungo termine.