Aumenti? Rassegnatevi a essere più poveri. Le parole del capo economista
Aumenti? Rassegnatevi a essere più poveri. Le parole del capo economista
Ha fatto e sta facendo parecchio discutere l'intervento di Huw Pill, capo economista della bvanca d'Inghilterra, nel corso dell’intervento realizzato dall'americana Columbia Law School.
27 Aprile 2023 11:16
L’effetto a lungo termine della Brexit e le ricadute sui prezzi della guerra in Ucraina hanno aperto un dibattito molto vivace nel Regno Unito, dove la situazione economica – tra alta inflazione e impoverimento delle fasce più deboli della popolazione – sta progressivamente peggiorando. Dibattito che è stato letteralmente scosso dall’intervento del capo economista della Banca d’Inghilterra, che ha lanciato un monito preciso ai sudditi di Sua Maestà che può essere facilmente declinato a quasi tutti i popoli europei: basta con le richieste di adeguamenti salariali per contrastare il caro-prezzi dovuto all’inflazione, accettate il fatto di essere più poveri. Ecco perché.
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Inflazione, un cane che si morde la coda
Da mesi la linea della Banca d’Inghilterra è una: i lavoratori devono accettare stipendi più bassi per limitare la corsa e i danni dell’inflazione, che nel Regno Unito è ancora sopra il 10% e per i prodotti alimentari sfiora addirittura il 20 (19,2%), ai massimi da 45 anni. Il capo economista argomenta così: “Adeguare gli stipendi al costo della vita crescente, in un contesto del genere, alimenta la spirale dell’inflazione. Se continuiamo con questo gioco dello “scaribarile" tra aziende e lavoratori, torneremo molto più lentamente alla normalità e l’inflazione farà sempre più danni alle famiglie britanniche".
Purtroppo, ha continuato Pill, “dobbiamo accettare un fatto: noi importiamo il 40% di gas naturale dall’estero, la cui quotazione è schizzata negli ultimi mesi, mentre esportiamo soprattutto servizi, che invece non hanno visto incrementi cosi alti. È matematica: non possiamo ignorare tutto questo”.
“In qualche modo nel Regno Unito - è la chiosa dell'economista -, qualcuno deve accettare che sta peggio e smettere di cercare di mantenere il proprio potere di spesa reale aumentando i prezzi, sia che si tratti di salari più alti o di trasferire i costi energetici sui clienti, eccetera. Quello che stiamo affrontando ora è quella riluttanza ad accettare che sì, stiamo tutti peggio, dobbiamo tutti prendere la nostra parte. Provare a trasferire quel costo su uno dei nostri connazionali e dire, andrà tutto bene ma dovranno prendere la nostra parte... È uno che sta generando inflazione”.
Effetto Brexit
Il problema di importare beni ed esportare soprattutto servizi, fra i paesi europei, non è del solo Regno Unito, ma a questo punto per i britannici pesa, e non poco, anche il fattore Brexit. Perché i prezzi, soprattutto quelli di frutta, verdura e carne, potrebbero salire ulteriormente per i britannici nei prossimi mesi, soprattutto quando verrà completato il p'distacco' dall'Ue con l'introduzione di dazi doganali in entrata. Aziende e associazioni della catena di distribuzione alimentare britannica sono già fortemente preoccupate: Londra importa oltre il 30% di frutta e verdura dalla Ue. Secondo “Politico", i costi dei nuovi controlli degli alimenti dall'Europa ammonteranno a supplementari 400 milioni di sterline (oltre 450 milioni di euro), con fino a 50 euro di tasse in più per ogni spedizione.