La crisi economica morde famiglie e imprese, ma fino ad ora si è prestata poca attenzione alla condizione dei bambini, se non riguardo la frequenza scolastica durante i duri mesi della pandemia. Invece in Europa nel 2021 1 bambino su 4 è a rischio povertà o esclusione sociale, con un aumento dello 0,4% rispetto al 2020 e dell’1,6% rispetto al 2019 (quando il dato era pari al 22,8%), secondo i dati Eurostat. Si tratta del 24,4% dei bambini europei, che nel concreto si traduce in oltre 19,6 mln di bambini, di cui 2,85 mln solo in Italia.
Numeri che, nonostante le differenze tra i vari Paesi, evidenziano una crisi che affligge tutto il continente. E che impatta su ogni aspetto della vita dei bambini: dalle condizioni materiali all’educazione, dalle relazioni familiari allo sviluppo personale e professionale. In sostanza, la povertà priva i bambini di diritti fondamentali ma anche dell’opportunità di migliorare e di avere una crescita sana. Una situazione peggiorata dalla pandemia, che ha esacerbato diseguaglianze e vulnerabilità.
Oltre il Covid
Ma non solo il Covid-19 è sul banco degli imputati: anche la guerra in Ucraina e i costi schizzati alle stelle, senza dimenticare il cambiamento climatico, sono tutti fattori che insieme hanno creato una ‘tempesta perfetta’, minando la stabilità finanziaria delle famiglie e spingendole verso la povertà, con un effetto valanga. Dinamiche che ovviamente hanno pesato e pesano ancora di più sui nuclei e i bambini che erano in difficoltà già in precedenza.
Il Rapporto ‘Garantire il Futuro dei Bambini’
I dati sono contenuti nel rapporto ‘Garantire il Futuro dei Bambini’ diffuso da Save the Children e redatto su iniziativa dell’organizzazione stessa in 14 Paesi, tutti europei ma non tutti appartenenti all’Unione europea: Albania, Bosnia-Herzegovina, Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda. Italia, Kosovo, Lituania, Olanda, Polonia, Romania, Spagna, Svezia.
Il rapporto nasce per verificare lo stato dell’arte dell’applicazione nei vari Paesi del programma ‘Garanzia infanzia’, adottato nel 2021 con una raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea in cui si chiedeva agli Stati di fornire ai bambini libero accesso a un’educazione di qualità e alle attività scolastiche, di garantire almeno un pasto salutare quotidiano a scuola, un alloggio adeguato e un’alimentazione sana. Si tratta di un documento molto importante, perché per la prima volta l’accesso dei bambini ai servizi di base è stato considerato e stabilito come diritto garantito dall’Ue.
L’andamento nei Paesi europei e in Italia
Andando ad analizzare la situazione dei vari Paesi coinvolti dal Report, si scopre che nel 2021 il dato più basso per l’indicatore di rischio di povertà ed esclusione sociale nei bambini è stato registrato in Finlandia (13,2%) e Danimarca (14%), mentre il più alto in Spagna (33,4%) e Romania (41,5%). A metà classifica si trovano Olanda (14,9%), Svezia (19,7%), Germania (23,5%), Lituania (21,6%) e Italia (29,7%).
Il Bel Paese si configura come quello con il quinto peggior dato, dopo Romania, Spagna, Bulgaria (33%) e Grecia (32%), attestandosi sopra la media europea. E soprattutto vede tristemente crescere ancora l’indicatore, che era pari al 28,1% nel 2019 e al 28,9% nel 2020.
Le categorie a maggior rischio povertà
Il Rapporto individua le categorie di bambini più a rischio (Eu 27), in base alle loro condizioni di vita. In cima alla lista troviamo le famiglie con un solo genitore: il 44,1% di queste è a rischio, a fronte del 22,5% degli altri tipi di famiglia. Un dato che per l’Italia si attesta all'11,5%.
Seguono poi le famiglie con reddito basso e quelle con genitori scarsamente scolarizzati. Nel 2021, sempre in base a dati Eurostat, il 62,5% dei bambini che vivevano con genitori fermi alle medie erano a rischio povertà ed esclusione sociale, a fronte del 9,8% dei bambini con genitori con istruzione superiore o universitaria.
Anche le famiglie numerose sono maggiormente a rischio: in Italia, il 22,6% dei nuclei con 5 o più membri vivono in povertà assoluta, a fronte dell’11,6% di quelli con 4 persone.
Altra categoria a rischio sono i bambini migranti, richiedenti asilo, rifugiati, senza documenti o non accompagnati. Un problema di diversi Paesi europei ma particolarmente evidente in Italia, dove il numero di migranti che vive in povertà assoluta è pari al 32,4%, a fronte del 7,2% di italiani.
Anche i bambini con disabilità rischiano maggiormente, con situazioni ancora peggiori nelle aree rurali.
Infine alcune aree nei diversi Paesi europei sono più ‘delicate’ di altre, come avviene ad esempio in Svezia e in Italia, dove nel Mezzogiorno vive in assoluta povertà il 10% delle famiglie in confronto al 6,7% del Centro e al 5,6% del Nord.