Mutui, altra stangata: gli aumenti dopo i nuovi rialzi Bce

La Bce ha alzato tassi e da oggi i mutui costano di più. La mazzata riguarda in particolare i mutui a tasso variabile. Di seguito una simulazione su come aumentano le rate

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

L’inflazione galoppa, la Bce corre ai ripari alzando i tassi dello 0,25% e l’onda lunga della decisione si riverbera sulle tasche dei cittadini. Il primo effetto è il rialzo dei mutui e delle rate dei prestiti. E non è tutto: un nuovo ritocchino all’insù è previsto entro luglio 2023.

Bce: aumento tassi con effetto sui mutui

La decisione della Banca centrale europea ha spinto al rialzo il costo del denaro. Negli ultimi 11 mesi, dal luglio 2022, il costo del denaro è aumentato di 400 punti base, passando da zero a 4%. Si tratta di un record nella storia dell’Euro.

Andando sul concreto, tutto questo si traduce in rate più alte e meno soldi in tasca: per fare un esempio, una famiglia che abbia stipulato un mutuo con tasso variabile da 140mila euro a 25 anni nel 2022 pagava 500 euro mentre oggi ne pagherà 750. Questa era l’elaborazione del Sole 24 Ore, ma allargando la forbice temporale i risultati sono peggiorati ulteriormente: il Codacons ha calcolato gli aumenti dei tassi dei mutui dal 2021 a oggi e il risultato parla di rialzi compresi tra i 240 e i 320 euro mensili, pari a 2.880 e 3.840 euro annui. Il sito immobiliare Idealista parla di rialzi da 673 a 1.074 euro per un mutuo variabile da 200.000 euro erogato un anno fa. L’aumento per un mutuo erogato cinque anni fa passa da 659 a 946 euro.

Il mutuo a tasso variabile dopo la decisione Bce

Il tasso variabile rappresenta la vera e propria stangata, con rincari che in alcuni casi arrivano al 50%. È dal marzo 2023 che i mutui a tasso variabile hanno superato i mutui a tasso fisso. Il tasso variabile conviene esclusivamente qualora l’economia sia stabile e i tassi siano bassi, e qualora vi sia al contempo una situazione familiare favorevole (famiglia plurireddito con propensione al risparmio e solidità economica di base). Se l’inflazione rimane alta e la Bce continua nel suo trend al rialzo dei tassi, le rate dei mutui non accenneranno a calare.

Si aggrava dunque una situazione già tesa: a maggio la domanda di nuovi mutui, rispetto ai dodici mesi precedenti, era in contrazione del -24,4%. Secondo le stime (e salvo imprevisti) l’inflazione media nell’Eurozona andrà ad assestarsi al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Il tutto sarà accompagnato da ottimistiche previsioni sulla crescita economica: 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025.

Ma l’aumento dei tassi non colpisce solo le famiglie: rate più alte rappresentano un duro colpo anche per quelle aziende che vivono grazie alla liquidità rappresentata dai prestiti. L’alto costo del denaro assottiglia i margini di ricavo e ingrossa le fila delle aziende insolventi. A marzo la domanda di credito da parte delle aziende è calata del -6% per le ditte individuali e del -2,4% per le società di capitali.

Passare dal mutuo variabile a fisso

Non tutti sanno che oltre al tentativo di rinegoziare le rate dei mutui i cittadini hanno anche la facoltà di passare dal mutuo a tasso fisso a un mutuo a tasso variabile grazie a un emendamento inserito in Finanziaria.

Le condizioni per accedere al beneficio però sono stringenti:

  • Isee non superiore ai 35.000 euro;
  • aver acceso un mutuo non superiore ai 200.000 euro;
  • non aver saltato alcuna rata del mutuo.