Pensione anticipata? Sì, ma non troppo.  L’Ape volontaria slitta al 2018

Decreto fermo e ancora tanti nodi da sciogliere

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pensione anticipata? Sì. Ma non troppo. Attesa da milioni di italiani, sembra proprio che l’Ape volontaria abbia deciso di farsi attendere. A meno di una repentina accelerata dell’ultima ora, ad oggi improbabile, infatti, non sarà utilizzabile fino al 2018.

Requisiti

 

Per ottenere l’Ape volontaria bisogna avere almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi; maturare il diritto alla pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi; avere un importo della futura pensione mensile, al netto della rata di ammortamento per il rimborso del prestito richiesto, pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo dell’assicurazione generale obbligatoria (AGO); non essere già titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità. Si può invece continuare a lavorare fino al raggiungimento della pensione.

Nodi da sciogliere

 

Nonostante il premier Gentiloni abbia messo la firma sul decreto attuativo da oltre un mese, precisamente lo scorso 4 settembre, bisogna attendere l’ok della Corte dei Conti.
La strada è segnata: dopo la pubblicazione in gazzetta Ufficiale, saranno fondamentali alcuni passaggi: la firma degli accordi quadro con le banche e le assicurazioni. Ecco uno dei primi “nodi” da sciogliere: l’anticipo pensionistico , infatti, viene erogato dall’INPS, ma è infatti finanziato dal sistema finanziario. Il ministero deve emettere a punto una convenzione con l’ABI per definire le caratteristiche del prestito (complete di tassi e di tutti gli elementi che compongono il costo del finanziamento), e con le compagnie di assicurazione aderenti ad ANIA (per la polizza che copre il rischio di premorienza.

 

Slittamento al 2018

 

Poi sarà la volta del documento di prassi con le istruzioni INPS. Solo dopo questo iter obbligato, via libera alle procedure di domanda, che dovranno ovviamente prevedere una finestra adeguata per consentire agli aventi diritto di valutare la situazione e presentare le istanze. Lo slittamento al 2018 più che una ipotesi, è pressoché certezza.

 

Retroattività

 

Quando finalmente partirà la possibilità di presentare domanda, sarà possibile chiedere il trattamento con scadenza retroattiva, a partire dalla scorso primo maggio. “Coloro che hanno maturato i requisiti in una data compresa tra il primo maggio 2017 e la data di entrata in vigore del presente decreto possono richiedere, entro 6 mesi dall’entrata in vigore del presente decreto, la corresponsione di tutti i ratei arretrati maturati a decorrere dalla suddetta data di maturazione dei requisiti”.