Stress da lavoro: cos’è la sindrome del burnout e cosa fare

Tra carichi di lavoro eccessivi e un'organizzazione lavorativa che non sposa le caratteristiche della persona, le cause del burnout sono tantissime. Come reagire?

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Cosa succede quando il lavoro diventa fonte di stress? Succede che il sistema immunitario va in tilt, e il lavoratore può incappare in quella che è comunemente definita “sindrome del burnout“.

Il problema riguarda prevalentemente i professionisti, il cui lavoro implica relazioni personali assai accentuate, e può essere considerato una sorta di esaurimento emotivo.

Ma i rischi di diventare vittima del burnout potenzialmente riguardano la generalità delle persone occupate, sia in forma subordinata che autonoma.

Di seguito vedremo un po’ più da vicino in che cosa consiste la sindrome del burnout, come si manifesta, chi è più predisposto e, infine, indicheremo cosa fare per prevenirla o per eliminare i disturbi di salute, da cui è accompagnata.

Cos’è la sindrome da burnout e quali sono le cause

Senza bisogno di usare termini eccessivamente complessi e legati al gergo usato dai medici, tale sindrome – denominata spesso anche solo ‘burnout‘ – è un disturbo che consiste in uno stato di stress psicofisico cronico. Esso si caratterizza in una serie di sintomi che connotano una condizione di affaticamento, scaturito dall’ambiente lavorativo.

Duri ritmi in ufficio, orari pesanti, richieste incessanti dei capi, incapacità di conciliare vita privata e professione, rapporto deteriorato con i colleghi o con i superiori e altri elementi sono alla base di tale sindrome, che non va affatto sottovalutata.

Al contempo anche uno scarso compenso, eventuali discriminazioni o iniquità sul lavoro, come pure un carattere iperattivo o molto introverso potrebbero essere alla base del burnout.

Colui che ne è vittima si sente sopraffatto da una situazione lavorativa, che non riesce più a gestire e che percepisce come logorante per la salute. In altre parole, il lavoratore o la lavoratrice colpita dalla sindrome del burnout non dispone di risorse e strategie comportamentali o cognitive, adeguate a controbattere e migliorare la propria condizione.

Uno stato di rassegnazione e insoddisfazione accompagna la vittima per tutta la sua giornata, e non soltanto dunque quando si trova al lavoro.

I sintomi del burnout, ecco come si manifesta

Abbiamo appena spiegato che cos’è la sindrome del burnout e quali sono le cause che lo provocano, ma i lavoratori e le lavoratrici vorranno probabilmente sapere anche quali sono i sintomi o i segnali, che tipicamente evidenziano uno stato di esaurimento emotivo che rappresenta la forma cronica del cd. stress lavoro correlato.

Ebbene, come sanno bene i medici del lavoro e gli psicologi clinici, la sindrome del burnout si manifesta in questi modi:

  • sensazione persistente di prosciugamento delle proprie forze, così intensa da portare alla convinzione di aver ancora poco o nulla da dare in ufficio;
  • atteggiamento cinico nei confronti dei colleghi di lavoro, verso cui non si hanno più sentimenti di amicizia o di vicinanza psicologica. Una sorta di distacco e disillusione accompagna la vittima della sindrome del burnout quando si trova in ufficio;
  • performance lavorativa ridotta e causata infatti da tale sindrome, che costringe il lavoratore ad essere meno produttivo rispetto al passato o che impedisce di raggiungere i target aziendali. A ciò spesso si accompagna la sensazione di non arrivare più ai risultati pur voluti, anche dando con il maggior impegno possibile;
  • disturbi fisici di vario tipo, quali ad esempio insonnia, tensione muscolare, ansia, attacchi di panico, irritabilità, sbalzi di umore, cefalea, disturbi gastrointestinali e non solo. Chi è affetto dalla sindrome del burnout molto spesso non ha un sonno ristoratore e si sveglia stanco o poco riposato.

Come abbiamo appena visto, i disturbi che caratterizzano il burnout non sono affatto pochi e possono colpire la vittima in modo combinato.

Il burnout può portare alla depressione?

Oltre a ciò che abbiamo appena visto, il burnout è una sindrome che, nei casi più gravi, può portare alla depressione, ossia ad una fase di fortissima crisi psicologica che pare senza via d’uscita. Il depresso potrebbe sperimentare sentimenti di profonda tristezza, disperazione, perdita di appetito, totale disinteresse verso gli hobby e le passioni coltivate nel tempo e verso i rapporti con gli altri, con il partner e i figli.

Ecco perché non di rado i lavoratori e le lavoratrici colpite dalla sindrome del burnout scelgono di ritirarsi socialmente, scansando i contatti con il mondo esterno. Nei casi più gravi, c’è chi opta per le dimissioni, chiudendo un’esperienza lavorativa che magari, in condizioni di salute normali, avrebbe potuto riservare buone prospettive di carriera.

Chi sono i lavoratori e le lavoratrici a maggior rischio di burnout

A questo punto, è opportuno vedere insieme quali sono le professioni più esposte al pericolo dell’esaurimento nervoso, legato allo stress da lavoro.

In primis, spiccano i soggetti che svolgono mansioni in cui si debbono prendere cura degli altri e coloro che comunque hanno frequenti rapporti con le persone, siano esse clienti, pazienti o colleghi.

Pensiamo ad es. agli operatori del campo sanitario, come i medici di base e i medici specialisti, ma anche agli infermieri e gli OSS: si tratta di figure professionali esposte a carichi di lavoro molto impegnativi, lunghe orari, decisioni difficili e situazioni emotivamente stressanti. Insomma, condizioni in cui il pericolo di burnout cresce sensibilmente.

Anche gli assistenti sociali sono persone a rischio di essere vittima della sindrome da burnout. Situazioni delicate come violenze familiari, abusi, povertà e quant’altro possono logorare la psiche degli operatori e condurli all’esaurimento emotivo.

Non solo. Figure professionali come gli insegnanti possono soffrire dei disturbi di cui sopra, perché talvolta si trovano costrette ad avere a che fare con studenti indisciplinati, genitori poco responsabili, pressioni amministrative e mancanza di risorse.

Ovviamente anche le grandi aziende come le multinazionali, orientate al rispetto di scadenze serrate e caratterizzate da forti pressioni per gli obiettivi, come pure dal lavoro prolungato e da ambienti di lavoro talvolta assai complessi, possono del pari essere luoghi in cui i rischi del burnout sono dietro l’angolo.

Questo vale sia per gli imprenditori e i manager, che per i dipendenti, ma al contempo si applica anche ai liberi professionisti come gli avvocati o gli architetti, che debbono bilanciare prospettive di guadagno, spese, orari e necessità familiari.

Nella nostra carrellata non possono mancare altresì i lavoratori del settore della ristorazione e dei servizi in generale. Camerieri, cuochi e commessi potrebbero essere quotidianamente esposti a richieste impegnative, clienti difficili e scarsi compensi. Anche ciò potrebbe essere alla base dell’emersione della sindrome del burnout.

Cosa fare per prevenire il burnout

Quali strumenti o ‘trucchi’ adottare per evitare che i propri lavoratori finiscano nella rete del burnout? E in quanto professionisti o imprenditori come evitare, in prima persona, di cadere vittima di tale pericolosa sindrome? Ebbene, qualche soluzione c’è.

Ad esempio è importante favorire e promuovere una cultura aziendale equilibrata e basata su valori umani condivisi. Rispetto, amicizia, stima, tutela della diversità e bilanciamento tra lavoro e vita privata sono aspetti che dovrebbero connotare ogni ambiente di lavoro. Ecco perché introdurre orari flessibili, pause regolari, ferie periodiche garantite e eventuale lavoro in modalità smart potrebbe rivelarsi decisivo per evitare casi di burnout in ufficio.

Al contempo, anche garantire formazione costante e sviluppo professionale potrà aiutare ad avere dipendenti sempre al passo con le ultime novità e in grado di rispondere ai bisogni aziendali, senza cadere nello stress. I programmi di sensibilizzazione e formazione sul benessere mentale, svolti da psicologi e specialisti, potranno essere di estremo aiuto per vivere serenamente le proprie ore di lavoro.

Non solo. Anche una comunicazione aperta e trasparente tra colleghi e con i superiori – al fine di creare un ambiente sano – insieme ad un’equa distribuzione delle responsabilità in ufficio, si riveleranno decisive al fine di non cadere nella ‘trappola’ del burnout.

E a livello individuale, hobby e passioni salutari, come l’esercizio fisico, la pratica di uno sport, lo yoga o la meditazione, costituiranno quella solidità interiore utile a mantenersi psicologicamente in forma. Anche una dieta sana e le ore di riposo notturno saranno di grande aiuto.

Come guarire dalla sindrome del burnout

Se si è già vittime del burnout, non bisogna disperare perché una via d’uscita esiste. L’individuo dovrà cercare il supporto di un professionista, che lo aiuti a comprendere come è giunto a quel punto, e a cambiare il suo modo di porsi agli altri e di affrontare i problemi e le difficoltà lavorative.

Imparare tecniche di rilassamento e scoprire consigli sulla futura prevenzione, porsi obiettivi realistici se si lavora in modo autonomo, arricchire la routine quotidiana con momenti di svago e passatempi rilassanti, fare delle pause di relax totale, separare lavoro e vita privata sono tutti esempi con cui è possibile fuggire dal tunnel della sindrome in oggetto.

L’aiuto esterno, nella maggioranza dei casi, si rivelerà fondamentale e – quindi – oltre che alla famiglia e agli affetti sarà opportuno rivolgersi a terapisti e psicologi, che sapranno dare la risposta giusta a questo problema.