AI, futuro o minaccia? Lo studio che fa tremare i lavoratori

Tra evoluzione tecnologia e timore per il lavoro: ecco come l'AI potrebbe minacciare l'uomo nei lavori di ogni giorno nei prossimi anni

Foto di Luca Bucceri

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Chi l’ha detto che l’arrivo dell’intelligenza artificiale (AI) nella vita di ogni giorno sarà un toccasana per l’umanità? Se è vero che la tecnologia ci aiuterà sempre di più nel futuro, con degli assaggi che sono già ben presenti nelle nostre case (qui vi abbiamo parlato della domotizzazione delle case), in altri casi potrebbe non essere proprio una nota positiva. Ci riferiamo all’ambito lavorativo in cui, secondo uno studio recente, l’AI potrebbe prendere il posto dell’uomo e tagliare di fatto i costi in favore di un high tech work.

AI, la minaccia per il lavoro

A svelare quello che potrebbe essere il futuro lavorativo con l’AI è uno studio di Goldman Sachs, il “The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth“, che evidenzia gli effetti dell’intelligenza artificiale sulla crescita economica a livello mondiale. Nella ricerca, infatti, si fa ampio riferimento al fatto che l’AI possa portare a significativi risparmi sul costo del lavoro e che la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento della produttività possa dare luogo a un boom della produttività che incrementerà in modo sostanziale la crescita economica.

Secondo le stime che emergono, gli autori dello studio sottolineano che “circa due terzi dei posti di lavoro” negli Stati Uniti e in Europa sono esposti a qualche grado di automazione tramite intelligenza artificiale. Quindi due terzi dei posti di lavoro potrebbero essere sostituiti, dall’oggi al domani, con macchine capaci di espletare facilmente la mansione. Secondo Joseph Briggs e Devesh Kodnani, che hanno condotto la ricerca, la maggior parte delle persone potrebbe essere sollevata dallo svolgimento di circa il 50% del lavoro svolto quotidianamente, senza però perderlo, vedendo invece aumentare le ore di tempo libero a propria disposizione.

Ma quale sarà quindi il futuro del lavoro? Nella ricerca viene sottolineato che per evitare l’impatto negativo sui lavoratori le aziende dovrebbero investire sulla formazione dei propri dipendenti per portare a competenze specializzate che possano adattarsi all’evoluzione del mercato del lavoro.

I lavori a rischio con l’AI

Ma quali potrebbero essere il lavori maggiormente a rischio? Ve ne abbiamo già parlato, spiegando come alcune professioni sono di certo più esposte rispetto ad altre. Ma nelle stime di Goldman Sachs, i posti di lavoro a rischio a causa della diffusione dell’Intelligenza Artificiale sarebbero oltre 300 milioni. Nei prossimi anni potrebbero infatti essere sostituiti dall’AI tutti quei lavoratori che ogni giorno hanno a che fare con attività ripetitive e di routine, ma anche quelli che concludo lavori manuali e altamente specializzati.

Dagli operatori di cassa, ai commessi, passando per gli impiegati amministrativi, avvocati e contabili, sembra che la minaccia AI si sia insediata in ogni settore della società. Una scelta, eventualmente, che potrebbe portare a una crescita del PIL globale del 7% nei prossimi 10 anni, creando nuove opportunità di lavoro in altri settori. Preoccupazione sì, ma comunque contenuta in quanto gli esperti ritengono che l’AI non sia destinata a sostituire completamente l’uomo sul posto di lavoro, ma prevedono che possa essere utilizzata per aumentare la produttività e migliorare i processi aziendali, offrendo alle aziende un vantaggio competitivo senza però dimenticare l’importanza del lavoro umano.