Lavoro, contratti a termine: cosa cambia con il decreto 1° maggio

Il CdM che si riunirà il primo maggio per varare la riforma del mercato dle lacvoro disciplinerà diversamente i contratti a termine modificando le regole sulle causali.

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Redazione

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Cambiano le regole del lavoro a termine per quasi 3 milioni di lavoratori. Tanti sono i contratti che potrebbero essere coinvolti dalle modifiche che il governo sta preparando per il decreto lavoro, che dovrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri il 1° maggio. Secondo le stime di Il Sole 24 Ore, infatti, su 3,59 milioni di contratti a termine in corso, 2,99 milioni hanno una durata fino a 12 mesi.

Il provvedimento dovrebbe riscrivere la disciplina delle causali. Al termine dei 12 mesi infatti scatterebbe l’obbligo di inserire la causale, cioè la motivazione che giustifica il ricorso al lavoro a tempo determinato. Attualmente l’obbligo è previsto sempre in caso di rinnovo del contratto e dopo i primi 12 mesi in caso di proroga.

Chi potrà stabilire le causali

A stabilire le causali, secondo la bozza anticipata dal quotidiano economico, potranno essere innanzitutto i contratti collettivi (nazionali, territoriali e aziendali). Sono diversi i contratti che già lo fanno: tessile-abbigliamento, artigiani dell’alimentare, pelletteria, cartai e lavanderie industriali. on questo intervento il governo intende quindi allargare l’area dei settori coinvolti.

Solo in assenza di una disciplina nella contrattazione collettiva, i datori di lavoro e i lavoratori potranno invece individuare “specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva” per ricorrere al lavoro a termine, facendo approvare queste causali dalle commissioni di certificazione costituite presso gli enti bilaterali, le direzioni provinciali del lavoro, le università, il ministero del Lavoro o i consigli provinciali dei consulenti del lavoro.

Sostituzione dei lavoratori

Un’altra motivazione già oggi ammessa dalla legge per ricorrere al contratto a termine è la sostituzione di altri lavoratori. La nuova misura sembra essere condivisa dai consulenti del lavoro. “La nuova disposizione – ha spiegato al Sole 24 Ore Luca De Compadri, componente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del Lavoro – è uno step per superare le causali stabilite dal decreto Dignità, che punta a trovare un equilibrio tra la flessibilità del lavoro e i diritti del lavoratore”. Non desta preoccupazione nemmeno la necessità di ricorrere alle commissioni di certificazione per far “bollinare” le causali. “Si tratta di una procedura riferita al singolo contratto a termine – ha sottolineato De Compadri – che presso i consulenti del lavoro richiede sette-otto giorni e può essere dunque attivata dalle aziende un paio di settimane prima di sottoscrivere il contratto di lavoro. I costi sono contenuti, limitati ai diritti di segreteria”.

La reazione dei sindacati

Più cauta la posizione dei sindacati, in particolare della Cisl, che sta aspettando la versione finale della norma per esprimere la propria opinione a riguardo. In ogni caso la sostituzione delle causali di legge con le causali contrattuali per il sindacato corrisponde alla piena valorizzazione del ruolo della contrattazione, una posizione già ribadita in passato.