Dichiarazione dei redditi, come difendersi dai controlli

Quali sono gli strumenti in possesso dei contribuenti per difendersi dai controlli sulla dichiarazione dei redditi? Scopriamoli.

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

I controlli sulla dichiarazione dei redditi e sui dati che vi sono contenuti sono una delle attività che l’Agenzia delle Entrate svolge regolarmente. Fondamentalmente sono due le tipologie di verifiche, che vengono effettuate normalmente: una di tipo formale e una di tipo documentale. Queste due diverse modalità di controllo hanno un unico obiettivo, quello di appurare l’esatta indicazione dei redditi e delle ritenute inserite all’interno della dichiarazione dei redditi.

Cercare di ottimizzare il carico fiscale e di risparmiare sulle tasse da pagare ogni anno è un obiettivo che si pongono tutti i contribuenti. Cercare di risparmiare sulla spesa fiscale risulta importante nel momento in cui si presenta la dichiarazione dei redditi. È necessario, però, prestare la dovuta attenzione nel momento in cui si presenta il Modello 730 o il Modello Redditi Persone Fisiche. Sono molti gli errori che possono essere commessi, anche in assoluta buona fede nel momento in cui si presenta la dichiarazione dei redditi. In generale gli errori che si possono compiere rientrano in due differenti categorie:

  • mancata indicazione di redditi Irpef o ritenute fiscali;
  • non corretta indicazione degli oneri deducibili o detraibili.

Questo è il motivo per il quale ogni anno l’Agenzia delle Entrate, ogni anno, provvede ad effettuare dei controlli sulla regolarità della dichiarazione dei redditi presentata dai contribuenti. Queste verifiche hanno delle tempistiche diverse e, di conseguenza, determinano degli adempimenti di tipo diverso da parte dei contribuenti. Cerchiamo di capire come sia necessario muoversi.

Dichiarazione dei redditi, i controlli

Il DPR n. 600/73 permette all’Agenzia delle Entrate di effettuare due tipi di controlli sulla dichiarazione dei redditi presentata dai contribuenti:

  • il controllo formale, così come previsto dall’articolo 36 bis del DPR n. 600/73;
  • il controllo documentale, così come prevede l’articolo 36 ter del DPR n 600/73.

I due tipi di controllo non risultano essere alternativi tra di loro: il contribuente, in tempi diversi, può essere sottoposto ad entrambi. I due diversi tipi di controlli hanno, infatti, degli obiettivi diversi tra loro. Il controllo formale viene effettuato su tutte le dichiarazioni dei redditi presentati ed avviene in maniera automatizzata. Il controllo documentale risulta essere particolarmente più complesso e prende di mira, ogni anno, solo alcuni contribuenti: quelli che, secondo i parametri dell’Agenzia delle Entrate, sono a rischio di evasione fiscale.

Il controllo formale

A disciplinare il controllo formale della dichiarazione dei redditi è l’articolo 36 bis del DPR n. 600/73. Siamo davanti, in questo caso, ad un tipo di controllo obbligatorio a cui sono sottoposte tutte le dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti. È una verifica che viene effettuata elettronicamente e viene effettuata entro il termine di presentazione delle dichiarazioni dell’anno successivo.

Questo controllo viene effettuato direttamente sulla base dei dati e degli elementi che si possono trovare direttamente sulla documentazione presentata e da quella direttamente a disposizione dell’anagrafe tributaria. Questa verifica ha l’obiettivo di andare a verificare:

  • l’eventuale presenza di errori materiali o di calcolo, che possono essere commessi nella determinazione del reddito imponibile;
  • verificare che ci sia una corretta corrispondenza tra i pagamenti effettuati attraverso il Modello F24 e i debiti che risultano dalla documentazione presentata;
  • la corretta effettuazione delle compensazioni orizzontali dei crediti che derivano dalla dichiarazione;
  • che l’indicazione degli oneri deducibili e detraibili indicati sia corretta;
  • che risultino essere corrette le ritenute fiscali indicate a titolo di acconto nella dichiarazione.

Attraverso questo particolare tipo di controllo, l’Agenzia delle Entrate ha intenzione di mettere a disposizione del contribuente, nel più breve tempo possibile, una compliance della dichiarazione dei redditi. Dal momento in cui il contribuente riceve l’avviso bonario, non ha più la possibilità di accedere al ravvedimento operoso.

Il controllo documentale

A disciplinare il controllo documentale è l’articolo 36 ter del DPR n. 600/73. Questo è, a tutti gli effetti, un tipo di controllo obbligatorio a cui vengono sottoposte le dichiarazioni dei redditi di alcuni contribuenti: a questa particolare attenzione vengono sottoposte quelle a maggiore rischio di evasione fiscale.

L’Agenzia delle Entrate, attraverso questo particolare tipo di controllo, va a verificare la documentazione presentata, sulla quale si poggia la dichiarazione dei redditi. Il contribuente, in questo caso, è chiamato a presentare – di persona o per via telematica – all’Agenzia delle Entrate la documentazione della dichiarazione dei redditi.

Attraverso questa comunicazione, in estrema sintesi, viene chiesto al contribuente di esibire – entro 30 giorni – la documentazione su cui si poggia la dichiarazione. Nel caso in cui non venga data risposta alla richiesta, viene emesso un avviso bonario con sanzioni del 30% della maggiore imposta dovuta. Nel caso in cui i documenti non dovessero essere prodotti in sede di controllo formale, è possibile presentarli nel ricorso contro la cartella di pagamento. I documenti da presentare sono quelli alla base della stessa dichiarazione, tra i quali rientrano gli oneri deducibili e detraibili, le fatture emesse e le certificazioni delle ritenute subite.

Le comunicazioni emesse a seguito di un controllo

L’Agenzia delle Entrate, nel momento in cui chiude una procedura di controllo, nel caso in cui dovesse emergere un’irregolarità emette un documento. Questo è, a tutti gli effetti, una comunicazione di irregolarità, che può essere emesse:

  • a seguito di controllo formale;
  • a seguito di controllo documentale;
  • per l’erogazione del trattamento di fine rapporto.

A seguito di un controllo formale può essere emessa una comunicazione di irregolarità, che mette in evidenza l’eventuale presenza di errori. In questo caso le imposte, gli interessi e le sanzioni da omesso versamento del 30% vengono richiesti tramite l’emissione di un avviso bonario. Il contribuente ha la possibilità di ricorrere, nel caso in cui non dovesse condividere la contestazione. La comunicazione permette, comunque, al contribuente di versare le somme indicate o di precisare all’Agenzia delle Entrate le ragioni per le quali ritiene infondate le richieste.

Con il controllo documentale, invece, l’Agenzia delle Entrate verifica che i dati indicati nella dichiarazione dei redditi siano conformi alla documentazione conservata dal contribuente. In questo caso, quest’ultimo può essere chiamato ad esibire o trasmettere la documentazione che attesti la correttezza dei dati dichiarati e a fornire eventuali chiarimenti, nel caso in cui dovessero emergere delle difformità tra i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate e quanto dichiarato.

Nel caso in cui la documentazione presentata dovesse risultare non idonea a comprovare la correttezza dei dati dichiarati – o quando non risponde all’invito – il contribuente riceve una comunicazione degli esiti del controllo formale, che contiene la richiesta delle somme dovute.

Dichiarazione dei redditi, cosa fa quando si riceve una contestazione

Nel caso in cui il contribuente dovesse ricevere una comunicazione di irregolarità ha due scelte: riconoscere la validità della comunicazione di irregolarità o contestarla.

In entrambi i casi è necessario effettuare una verifica della propria posizione. Nel caso in le irregolarità dovessero essere confermate dal contribuente, lo stesso è chiamato ad effettuare i versamenti dei seguenti importi:

  • la maggiore imposta;
  • le sanzioni ridotte;
  • gli interessi.

Il contribuente può ritenere infondata la pretesa tributaria. Ovviamente, prima di prendere questa decisione è necessario appurare di essere realmente dalla parte della ragione, affidandosi, possibilmente al proprio commercialista di fiducia. A questo punto potrà contestare le richieste dell’Agenzia delle Entrate.