Ricevute di pagamento di Imu, Tasi e Tari: per quanto tempo conservarle?

Ricevute Imu, Tasi e Tari, come devono essere conservate e per quanto tempo devono essere archiviate

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Imu, Tasi e Tari sono imposte che devono essere pagate annualmente, in due rate, una generalmente durante l’inverno e l’altra durante l’estate. Il pagamento, effettuato tramite bollettino di conto corrente, costituisce un‘importante prova di adempimento, per questo motivo è consigliabile conservare le ricevute per almeno dieci anni, in maniera da esibirle in caso di richiesta.

Poiché il pagamento delle tasse viene legittimamente intimato, da parte degli Enti pubblici, in dieci anni e poi subisce la prescrizione, ossia la naturale estinzione e la perdita del diritto, è preferibile rispettare tale limite di tempo anche per la conservazione delle ricevute. Alcuni, oltre alle ricevute in originale, conservano anche delle copie fotostatiche, da produrre e depositare solamente in caso di necessità, ossia dietro esplicita domanda formale.

Indice

Imu

L’Imu, in particolare, costituisce un’imposta molto temuta dagli italiani perché colpisce un bene primario per ciascun individuo, ossia la casa. Viene conteggiato in base alla metratura dell’immobile e alla rendita catastale. Alcune città stabiliscono un’aliquota di pagamento più alta, come ad esempio Milano o Firenze, mentre i paesini più piccoli, a vantaggio dei cittadini, si orientano verso percentuali più basse. Esistono numerosi programmi online che consentono di calcolare con esattezza l’importo, e che provvedono anche alla compilazione dei bollettini di pagamento: occorre inserire semplicemente i dati di riferimento, relativi agli immobili oggetto di imposta comunale, e provvedere al calcolo automatico.

Tasi

La Tasi, in estrema sintesi è il tributo per i servizi indivisibili. È stata istituita attraverso la Legge di Stabilità per il 2014, ossia la Legge n. 147 del 27 dicembre 2013 ed è stata modificata successivamente attraverso la legge n. 208 del 28 dicembre 2015, anche conosciuta come legge di stabilità per il 2016.

Questo obolo deve essere versato per coprire i costi di tutti i servizi comunali indivisibili, ossia per quelli che vengono rivolti a tutta la collettività. Ogni singolo individuo ne beneficia indistintamente ed impossibile quantificare l’utilizzo che ne fa un singolo individuo. Il suo gettito serve a finanziarie, ad esempio, i costi:

  • della manutenzione del verde pubblico e delle strade comunali;
  • dell’arredo urbano;
  • dell’illuminazione pubblica;
  • dell’attività svolta dalla polizia locale.

Tari

La Tari è sostanzialmente la tassa sui rifiuti. Il suo scopo è quello di andare a finanziare i costi del servizio di raccolta dei rifiuti e del loro smaltimento. Si deve pagare la Tari perché si possiede o si detiene a qualsiasi titolo degli immobili o delle aree scoperte. Queste proprietà risultano essere suscettibili di produzione di rifiuti urbani. Risultano essere esclusi dalla Tari le aree scoperte pertinenziali e quelle accessorie a locali tassabili. Non sono sottoposte al pagamento della Tari le aree non operative  e quelle comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva.

In alcuni casi le varie amministrazioni comunali possono prevedere una riduzione o esenzioni per le utenze domestiche, nel caso in cui il servizio non venga erogato correttamente. O quando i cittadini siano indigenti o delle persone in difficoltà, così come previsto dalla Legge n. 147 del 27 dicembre 2013. Possono essere previste, eventualmente, delle riduzioni o delle agevolazioni nel caso in cui le abitazioni siano occupate da un’unica persona.