Cittadinanza italiana: ecco come si acquista

Tutto quello che c’è da sapere sulla cittadinanza italiana, dal suo acquisto alla perdita della stessa

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Redazione

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La cittadinanza italiana è regolata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91. Come si ottiene, e quali diritti e doveri implica per la persona che l’acquisisce?

Come ottenere la cittadinanza italiana

Partiamo innanzitutto dalla definizione di cittadinanza: questa è sia uno status del cittadino – al quale sono riconosciuti i diritti civili e politici – sia un rapporto tra individuo e Stato. A differenza di altri paesi, in cui vale il principio dello ius soli, in Italia si acquista la nazionalità iure sanguinis. Questo vuol dire che la si ottiene se si nasce (o si è adottati) da genitori italiani o stranieri che abbiano già la cittadinanza. L’unica eccezione che il nostro ordinamento giuridico prevede nel campo dello ius soli, è quando un bambino viene al mondo tra i nostri confini, ma da genitori ignoti o apolidi.

La cittadinanza italiana può essere acquisita – dalla persona che ne faccia richiesta – anche in altri modi. Chiaramente devono sussistere determinate condizioni affinché questo si verifichi. Una di queste è il matrimonio, l’altra la residenza.

Chi può chiedere la cittadinanza?

Può richiedere la cittadinanza italiana l’individuo straniero o apolide che abbia contratto matrimonio con un italiano. La domanda può essere fatta dopo ventiquattro mesi di legale permanenza nel nostro paese. Questi scendono a dodici nel caso di figli avuti o adottati con il coniuge. I tempi per la richiesta sono diversi nel caso la residenza sia all’estero. In questo caso i mesi diventano trentasei dalla data del matrimonio, e diciotto in presenza di bambini nati o adottati dalla coppia.

La cittadinanza italiana può essere chiesta anche dopo un lungo periodo di permanenza in Italia. I requisiti qui, sono diversi, e quello che fa fede è la residenza legale: la domanda può essere inoltrata dopo dieci anni di presenza nel nostro paese nel caso di cittadini extracomunitari, quattro per i comunitari. Dopo tre anni se si è nati in Italia o si è discendenti di cittadini italiani fino al secondo grado di parentela. Dopo cinque anni se la persona ha lavorato per lo stato, è stata adottata da maggiorenne, è apolide o rifugiato politico, oppure ha genitori naturalizzati italiani.

Come presentare la domanda

Per richiedere la cittadinanza italiana, si può accedere a uno specifico form online dopo essersi registrati sul sito del Ministero dell’Interno. Alla domanda, andranno chiaramente allegati dei documenti, tra cui: la marca da bollo da sedici euro, un documento di riconoscimento, l’atto di nascita e il certificato penale del paese di origine, e la ricevuta del pagamento di duecento euro previsto dalla legge.

La perdita della cittadinanza

Ci sono alcuni casi in cui la cittadinanza italiana si può perdere: quando all’adottato è revocato l’affido, se un soggetto lavora per uno stato in guerra con l’Italia o fa parte di un ente internazionale che non vede la partecipazione del nostro paese. Quando acquista una cittadinanza straniera (qui la privazione si estende al figlio minorenne), o decide di voler cessare i rapporti con l’Italia.

È però possibile riacquistare la cittadinanza italiana se si presta servizio militare, se si ha un impiego pubblico, o se si risiede da un anno consecutivo nel paese. Se la persona lavorava per un altro ente o Stato, deve dimostrare di aver abbandonato la carica precedente e vivere in Italia da almeno due anni.

In questo caso la richiesta per riottenere la cittadinanza è molto semplice. Basta presentare al sindaco del comune dove si vive la dichiarazione di residenza. Entro trenta giorni questo deve comunicarlo al prefetto e, a meno che non ci siano opposizioni da parte del ministero dell’Interno, la cittadinanza si ottiene nuovamente decorso il tempo legale della residenza in Italia.

La cittadinanza europea

Nel 1992 è stata introdotta, dal trattato di Maastricht, la cittadinanza europea. Questa non prevale sulla cittadinanza italiana ma si aggiunge a essa, dando modo all’individuo di essere titolare di diritti e doveri anche quando si trova in uno stato straniero, ma comunque interno all’UE.

La cittadinanza europea dà luogo ad alcuni diritti sia all’interno degli stati membri dell’UE, sia in quelli extracomunitari. Nel primo caso sono previsti il diritto di voto alle elezioni europee e in quelle comunali del luogo di residenza, la libertà di circolazione e soggiorno, la possibilità di rivolgersi al mediatore e fare petizione al Parlamento europeo, nonché di scrivere alle istituzioni e agli organi comunitari. Nel secondo caso, invece, i cittadini europei hanno sempre diritto alla tutela diplomatica e consolare.